Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo ‘scaricabarile’ dello zio "Non ho ucciso io Saman Era morta, l’ho baciata in fronte"

Danish fece ritrovare il corpo della 18enne. Ma le sue parole non convincono i pm "Volevo portarla a casa in braccio, i cugini mi hanno fermato perché c’erano le telecamere"

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di Alessandra Codeluppi

NOVELLARA (Reggio Emilia)

Paura, emozioni forti e racconti che non combaciano, si affastellano sulla morte di Saman Abbas, la 18enne uccisa a Novellara (Reggio Emilia) per la quale sono chiamati a rispondere di omicidio volontario, nel processo che inizierà il 10 febbraio, i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, la madre ancora latitante, i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, lo zio 34enne Danish Hasnain. Quest’ultimo, accusato di essere un autore materiale, ha raccontato una sua versione dei fatti il 16 novembre scorso alla polizia penitenziaria, quando decise di far ritrovare il cadavere di Saman, che fu seppellita in un rudere a Novellara, a pochi passi da dove abitava. Il giorno prima il fratello di Hasnain, Shabbar Abbas, padre di Saman, era stato arrestato in Pakistan, dopo una lunga latitanza. "Avrei voluto farlo prima, ma avevo molta paura per mia moglie – ha raccontato allora Hasnain –. Per questo chiedo la segretezza del rinvenimento del corpo di Saman, almeno fino a quando lei non arriverà in Italia. Da questo momento ho messo a rischio la mia vita: non potrò mai più tornare in Pakistan perché gli uomini di Shabbar Abbas mi farebbero ammazzare come lui ha fatto con sua figlia".

Il fratello di Saman aveva raccontato in udienza di aver visto nella notte del 30 aprile 2021 Hasnain mettere una mano sulla bocca di Saman, uscita di casa, che urlava. Un racconto che diverge vistosamente con quello di Hasnain: "Non ho ucciso Saman. Quel giorno Shabbar Abbas mi chiamò al telefono, ma non risposi. Poi sono arrivati Nomanulhaq e Ijaz: mi hanno svegliato non so a quale ora per dire che saremmo dovuti andare a casa di Shabbar, perché era successo qualche casino... qualche morto, senza dire chi. Quando siamo arrivati di fronte alla casa di Shabbar, loro sono andati verso le serre, dove a terra c’era il cadavere di Saman: io ho preso in braccio Saman e ho baciato la sua fronte. Volevo andare a casa di Shabbar con Saman in braccio, ma Nomanulhaq e Ijaz mi hanno fermato perché c’erano le telecamere: dicevano che Saman era stata ammazzata dalla moglie di Shabbar, ma in realtà non era vero, era un modo di difendere la nostra cultura. Nomanulhaq e Ijaz hanno preso il corpo di Saman e lo hanno trasportato dentro una casa abbandonata dove c’era già la pala e mi hanno chiesto di aiutarli a scavare per nascondere il corpo. Io ho detto che non stavo bene e comunque non sarei riuscito a seppellirla. A quel punto, lo hanno trasportato loro dentro al casolare".

Due giorni dopo, il 18 novembre 2022, Hasnain ha fatto ritrovare il cadavere di Saman, sul quale sono in corso a Milano gli esami a cura dei periti nominati dal tribunale: l’anatomopatologa Cristina Cattaneo e l’archeologo forense Dominic Salsarola. Insieme al procuratore capo Calogero Gaetano Paci, al pm titolare Laura Galli e ai carabinieri, lo zio di Saman ha ripercorso, a piedi e in auto, il tragitto che lui e i cugini di Saman avrebbero fatto quella notte, snodato tra strade sterrate, ponticelli e campi, con l’accortezza di evitare le telecamere delle case. "È tra la quinta e sesta serra", contando dal cortile dell’azienda agricola di Novellara dove gli Abbas abitavano, che lui racconta di aver visto Saman già morta: versione diversa da quella riferita dal fratello di Saman, superteste della procura e parte civile, secondo cui Hasnain incrociò invece la 18enne ancora viva.