Giovedì 25 Aprile 2024

L’Italia alza le difese Chi arriva dalla Cina deve fare il test Positivi subito isolati

Il ministro Schillaci: i loro vaccini non funzionano. Pechino protesta. Allarme mondiale, dagli Usa all’India tutti vogliono arginare il virus

di Elena G. Polidori

ROMA

Lo "zero Covid" imposto in Cina non ha funzionato e ora sembra proprio il momento sbagliato per mettere fine alle restrizioni, proprio nel Paese che in questi giorni sta affrontando una delle fasi più difficili e drammatiche della pandemia. Sono gli altri Paesi, Italia compresa, a valutare misure di contenimento e tracciamento per tutti coloro che arrivano da Pechino e dalle altre città del gigante asiatico. Il prossimo 8 gennaio, infatti, la Cina ricomincerà a rilasciare i passaporti ai suoi cittadini anche per viaggi turistici - e non solo per affari o per motivi di studio, come invece era stato stabilito dopo dopo l’inizio della pandemia.

Dal canto loro, gli aeroporti italiani (Malpensa e Fiumicino in testa, ma il governatore campano De Luca ha aggiunto anche Capodichino) si stanno attrezzando. Ma non è solo l’Italia ovviamente ad essere preoccupata: tamponi obbligatori sono stati già decisi da Usa, India, Giappone, Malesia e Taiwan. Mentre la Commissione europea ha convocato per stamattina il Comitato Ue per la Sicurezza Sanitaria "per discutere con gli Stati membri e le agenzie europee le possibili misure per un approccio coordinato".

"Ho disposto, con ordinanza, tamponi antigenici Covid-19 obbligatori e relativo sequenziamento del virus, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia – ha spiegato il ministro della Salute, Orazio Schillaci – . La misura si rende indispensabile per garantire la sorveglianza e l’individuazione di eventuali varianti e al fine di tutelare la popolazione italiana".

"D’altra parte i vaccini cinesi si sono rivelati poco efficaci – ha proseguito il ministro che oggi riferirà al Senato –. L’attività di monitoraggio è rivolta soprattutto a capire, nel caso di positività, se tali varianti sono come quella più diffusa oggi in Italia, che è Omicron, e su cui i vaccini utilizzati danno un’ottima copertura per evitare una malattia grave e le ospedalizzazioni. È la cosa che ci interessa di più". "C’è una insorgenza di casi Covid in Cina, legata probabilmente al fatto che non ha seguito la nostra stessa profilassi e non aveva neanche i nostri stessi vaccini – rincara il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani –. Poi, quello che è successo veramente in Cina lo scopriremo chissà quando". "Abbiamo sempre creduto che le misure di prevenzione all’epidemia debbano essere appropriate, senza sfavorire i normali scambi tra le popolazioni" è la replica che arriva a Roma dall’ambasciata cinese.

Intanto, gli scali aeroportuali sono diventati la nuova frontiera, ma forse - anzi, quasi certamente - questo non è sufficiente. "È dalla prima mattinata di oggi (ieri, ndr) – spiega Galeazzo Bignami, vice ministro ai Trasporti – che ci siamo attivati anche con l’Europa affinchè proceda ad attivare tutte le procedure di protezione già previste negli scali da e per l’Europa stessa. Ci auguriamo che tutti i Paesi europei siano d’accordo con queste misure, perchè questo film lo abbiamo già visto". A Fiumicino, intanto, sono ripresi i test per i voli provenienti dalla Cina, come già comunicato dall’assessore alla Sanità del Lazio, e candidato alle Regionali, Alessio D’Amato.

"I test si svolgeranno con le consuete modalità, sotto la supervisione dell’Istituto Spallanzani e con il supporto delle Uscar regionali – ha spiegato – non dobbiamo abbassare la guardia". L’area test Covid nello scalo romano (Terminal 3) doveva essere chiusa a fine anno invece rimarrà attiva. Chi risulterà positivo verrà isolato in strutture simili ai Covid hotel, smantellati nella coda finale della pandemia che, tuttavia, nel Lazio sta conoscendo un nuovo boom: ieri ci sono stati 3.132 nuovi positivi, più 2.250 rispetto all’altro giorno, con 1.648 contagi in più solo a Roma.