Mercoledì 21 Maggio 2025
REDAZIONE CRONACA

Immigrazione, la lista Ue dei 7 Paesi sicuri. Più rapido il no all’asilo. Meloni: “Grande soddisfazione”

La Commissione europea anticipa di un anno la procedura accelerata che permette di valutare in 3 mesi invece di 6 le richieste di asilo da chi ha poca probabilità di ottenerlo. Anticipata anche la regola della soglia al 20%. Accolte in toto le richieste italiane

Immigrazione, la lista Ue dei 7 Paesi sicuri. Più rapido il no all’asilo. Meloni: “Grande soddisfazione”

Bruxelles, 16 aprile 2025 – La Commissione Europea viene in soccorso degli Stati membri, che fanno fatica a stare al passo con le domande di asilo. Alcuni Paesi membri, specie quelli di primo arrivo ma non solo, hanno accumulato consistenti arretrati. Il patto Ue sull'asilo e le migrazioni, approvato prima delle scorse elezioni europee, prevede una serie di migliorie, che dovrebbero aiutare gli Stati membri a rendere più efficiente un sistema di gestione delle domande di asilo che resta lento, inefficiente e farraginoso. Ma i tempi dell'Ue sono talora biblici, come in questo caso: il patto non entrerà in vigore fino al giugno 2026. E allora, l'esecutivo guidato da Ursula von der Leyen prova a correre ai ripari, proponendo essenzialmente tre 'anticipazioni' del patto. La prima: un elenco Ue, iniziale ed aggiornabile, di Paesi di origine sicuri, che comprende Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Sono tutti Paesi per i quali il tasso di accoglimento delle domande di asilo in media è inferiore al 5%. La seconda: applicare in anticipo la soglia di riconoscimento del 20%, per la quale gli Stati membri possono applicare la procedura di frontiera, o una procedura accelerata, che consente un esame più veloce delle domande di asilo, alle persone provenienti da Paesi in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene la protezione internazionale nell'Ue. La terza: la possibilità che la designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro venga effettuata con eccezioni, per determinate parti del suo territorio o categorie di persone chiaramente identificabili. 

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In sostanza, un Paese può essere sicuro ma non per le donne o non per minoranza etnica, religiosa e sociale. Un Paese candidato all'Ue verrebbe escluso dalla lista solo in determinate circostanze specifiche: violenza indiscriminata in situazioni di conflitto, sanzioni adottate dal Consiglio nei confronti di tale Paese o un tasso di riconoscimento a livello dell'Ue dei richiedenti asilo superiore al 20%.

Le proposte di Bruxelles accolgono in toto le richieste italiane. Il Governo aveva già introdotto con decreto una propria lista di Paesi sicuri che rispetto a quella europea ne ha otto in più: Algeria, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Perù, Senegal e Sri Lanka. Non contiene però la Colombia. "Accolgo con grande soddisfazione la proposta di lista Ue Paesi sicuri di origine presentata dalla Commissione europea e che ricomprende, tra gli altri, anche Bangladesh, Egitto e Tunisia", ha commentato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

''La proposta di regolamento presentata oggi dalla Commissione europea che ha aggiornato la lista dei Paesi Terzi sicuri costituisce anche un successo del Governo italiano che ha sempre lavorato sia a livello bilaterale, che multilaterale per ottenere la revisione del regolamento'', ha dichiarato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

Le nuove proposte della Commissione vengono interpretate anche come un ulteriore sostegno al protocollo Italia-Albania: i ricorrenti che hanno portato il caso davanti alla Corte di Giustizia dell'Ue - che ha al centro proprio la definizione dei Paesi sicuri - sono cittadini del Bangladesh. Facendo una stima approssimativa, le nuove regole potrebbero riguardare circa 200 mila persone sulle 900 mila che ogni anno fanno richiesta d'asilo in Ue. Il Parlamento europeo e il Consiglio devono approvare ora la proposta che entrerà in vigore venti giorni dopo il via libera. Ma - è bene precisarlo subito - non ci saranno negoziati per inserire eventuali altri Paesi nella lista. "Capisco la tentazione ma serve una valutazione fornita dalla Commissione europea per aggiungere qualche Paese all'elenco, sulla base anche delle informazioni raccolte dell'Agenzia per l'asilo e dal Servizio di azione esterna. E' possibile però che il Consiglio e il Parlamento decidano di togliere qualche Paese dall'elenco e questo è possibile", spiega un funzionario della Commissione. "E' un sistema dinamico che potrà essere aggiornato nel tempo. La Commissione potrà sospendere o rimuovere Paesi dalla lista se la situazione dovesse cambiare", evidenzia. E se un Paese venisse rimosso dalla lista, gli Stati membri potrebbero inserirlo nella propria lista nazionale salvo obiezione - entro due anni - da parte della Commissione. Tuttavia, una volta approvata la lista Ue sarà vincolante per tutti. Per quei Paesi va applicata la procedura accelerata. Da Palazzo Berlaymont ci tengono a precisare che la procedura accelerata non implica una compressione del diritto d'asilo. "Le domande verranno comunque esaminate nel merito dalle autorità competenti. Non si tratta di un automatismo. Il richiedente potrà sempre fornire elementi per dimostrare che, nel suo caso specifico, la presunzione di sicurezza non è applicabile", spiegano i funzionari. "Rimane il diritto di fare appello davanti a un tribunale nazionale e la durata dei tre mesi riguarda solo la fase amministrativa, non quella di appello". Così come "le regole sull'accoglienza durante l'eventuale ricorso restano quelle già previste dalla normativa europea".