L’ira della zia: sono criminali "Rapito alla vigilia della scuola"

Aya, la sorella del padre, stava crescendo il piccolo "Il nonno ha una condanna per maltrattamenti"

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"Non sono la mamma di Eitan, non potrò mai esserlo, ma sono accanto a lui quando ha gli incubi. Gli tengo la mano e cerco di abbracciarlo, se vuole". Aya Biran, zia paterna del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone parla per la prima volta da quando la cabina della funivia è precipitata. Provata e con un groppo in gola, la donna vive ore d’angoscia.

Eitan come viveva in Italia?

"È un bambino italiano, non solo israeliano. È arrivato quando aveva un anno e 18 giorno ed è cresciuto con le mie figlie, sue coetanee. Domani (oggi, ndr) avrebbe dovuto iniziare la primaria insieme a una delle mie bambine, ritrovando anche tutti i compagni della materna".

Sabato come è uscito di casa per andare con il nonno?

"Era felice, doveva andare in un negozio di giocattoli e aveva promesso di portare un regalo alle cuginette. Ha preso il suo girello e la carrozzina ed è andato. Ma non è più tornato. Ora il suo letto è vuoto".

Eitan sta seguendo un percorso riabilitativo?

"Sì, sta facendo fisioterapia ed è seguito da una psicoterapeuta perché accusa ancora una sindrome d’abbandono. Ogni volta che io devo andare in bagno, gli consegno gli occhiali per fargli capire che torno. Eitan ha bisogno di essere seguito. Non so come faranno i colleghi israeliani a occuparsi di lui senza avere le cartelle cliniche".

Ha più sentito il bambino da quando ha varcato il cancello?

"No, ho ricevuto solo un messaggio sabato sera col quale il nonno mi comunicava che Eitan era finalmente a casa, ma a casa sua non c’era. Il nonno Shmuel Peleg è stato condannato per maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie Ester Cohen. Inoltre, chiedo alle autorità israeliane di guardare nelle cartelle cliniche pubbliche di Gali Peleg per scoprire la verità sul suo stato di salute mentale e fisico".

Manuela Marziani