Mercoledì 24 Aprile 2024

L’ira della premier "Non siamo un governo di cinici" E scrive a Bruxelles: subito le quote

Palazzo Chigi reagisce alle parole della neo leader del Pd: ingiusto accusarmi di avere taciuto Il caso migranti al Consiglio europeo. La maggioranza: "Chiedere la testa del ministro significa blindarlo"

Migration

di Antonella Coppari

"Non siamo un governo di cinici". L’affondo di Elly Schlein nel primo intervento come nuova segretaria del Pd manda la premier su tutte le furie. Un po’ per la richiesta di dimissioni del ministro Piantedosi, molto anzi moltissimo, per l’attacco mosso a lei direttamente: "Rimarco il silenzio di Giorgia Meloni sui fatti di Crotone". S’inalbera la presidente del consiglio: "Che dice? È l’opposto della realtà. Ne ho parlato il giorno della tragedia, ho affrontato poi il dramma con Vespa, e ho scritto una lettera a Bruxelles, ottenendo che il Consiglio europeo metta la questione nell’agenda all’ordine del giorno nella riunione del 23 e 24 marzo". Ma a Palazzo Chigi c’è chi aggiunge: "Possibile che l’opposizione non si renda conto che chiedendo la testa del titolare del Viminale, lo blinda?".

In effetti ieri l’intera maggioranza ha fatto muro intorno a Piantendosi, né poteva essere diversamente. La Lega aveva scavato le trincee già dal primo mattino guidata da Salvini: "È vergognoso che i giornali di sinistra scarichino le colpe sulle donne e gli uomini in divisa e non dicano una parola contro i veri responsabili della strage: i trafficanti di esseri umani". Dopo la relazione di Piantedosi, il titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, notoriamente vicino alla premier, si allarga fino a definire l’ex prefetto un ’grande ministro’, anche se concorda sull’opportunità di chiarire gli eventi. Richiesta avanzata l’altro ieri con toni ben più forti dal presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, che ora derubrica: "Volevo evitare strumentalizzazioni da parte delle opposizioni". Né Forza Italia si distingue: "Il centrodestra si è impegnato ad una politica di rigore sull’immigrazione. E sarà coeso nel contrastare l’azione degli scafisti", avverte Maurizio Gasparri.

L’apparenza monolitica della destra è però illusoria anche se, oggettivamente, le dimissioni di Piantedosi non sono mai state neppure vagamente prese in considerazione. Ma la strategia comunicativa cui punta la premier è opposta a quella ringhiosa e gelida che sbandierava il leader leghista ai tempi del Viminale nel 2018 e di cui si avverte l’eco nelle posizioni dell’ex prefetto che proprio lui ha imposto come all’Interno. "Deve concordare la linea prima: certe dichiarazioni sono fuori luogo e ci espongono agli attacchi della sinistra", riassume un dirigente di FdI. E d’altra parte, non è sfuggito a nessuno che Piantedosi abbia corretto pesantemente il collega Lollobrigida che aveva parlato di 500mila arrivi l’anno: "Con il decreto flussi del 2022 abbiamo autorizzato 83mila ingressi regolari, il mercato del lavoro necessita di 100mila immigrati regolari l’anno e si arriva così a 500mila in cinque anni".

Giorgia invece vuole apparire partecipe con il dolore e la disperazione di chi fugge dalla guerra e dalla fame. La lettera che ha inviato a Commissione europea e Consiglio europeo da questo punto di vista è più che eloquente. Toni commossi, piena empatia, richiesta accorata di trovare una soluzione perché "rifiuto l’idea che nulla possa esser fatto e che l’Europa debba rassegnarsi a prendersi cura solo di chi arriva sulle coste affidando la sua vita e quella dei figli a trafficanti senza scrupoli". Lo stesso progetto che illustra è lontano dalle sceneggiate delle navi bloccate nei porti ma anche dai proclami bellicosi che pure lei lanciava fino a poco tempo, quando proponeva di affondare la Sea Watch. Ora chiede a Bruxelles di mettere a punto una "strategia unitaria straordinaria", basata sulla distinzione tra i profughi, per i quali devono essere creati corridoi umanitari e i migranti economici, per le cui ragioni lei mostra rispetto ma che "realisticamente" possono essere affrontate solo nei termini "di quote di immigrazione legale".

Insomma, è la nuova Giorgia che vuole piacere all’Europa ma anche quella che vuole conquistare definitivamente una destra moderata che non gradisce la truculenza di Salvini e neppure l’aridità dimostrata da Piantedosi con la sua "frase infelice". Un’immagine molto diversa da quella di Salvini: non è escluso che prima o poi anche sulla sostanza le posizioni si rivelino meno simili di quanto non si sarebbe detto solo pochi mesi fa.