Stupro Siena: l’invito di Portanova e poi la festa. "Stuprata da lui e dai suoi amici"

La studentessa di 20 anni ha detto al gip che pensava di trascorrere la serata con Portanova: "Una trappola, hanno scattato anche foto". La ragazza è finita in ospedale poi la denuncia

Manolo Portanova, 21 anni

Manolo Portanova, 21 anni

Un scricciolo. Esile e bella. Ha solo 20 anni. Pensava di trascorrere una serata piacevole con il calciatore conosciuto un paio di settimane prima, Manolo Portanova, centrocampista del Genoa ed ex Juventus, idolo di tante ragazzine. È stata trattata invece da lui e altri tre giovani, così ha raccontato alla polizia denunciando lo stupro, come un oggetto. Sorta di trofeo da passarsi di mano l’uno con l’altro. Da immortalare con foto e video mentre il suo corpo veniva ’usato’. Quasi che dentro non ci fosse un’anima.

Questo emerge dalla ricostruzione della notte d’inferno, fra il 30 e il 31 maggio, trascorsa dalla studentessa in una casa a due passi da Piazza del Campo a Siena. Sia quella da lei fatta quando è andata all’ospedale a seguito delle violenze subite dai quattro, fra cui un 17enne, e ribadita poi il 4 giugno scorso in questura. La procura, svolti gli accertamenti, ha chiesto e ottenuto dal gip Jacopo Rocchi gli arresti domiciliari per Portanova, che è rientrato giovedì in città dalle vacanze nel Messinese dove è stata eseguita la misura cautelare, per lo zio Alessio Langella, 23 anni, e un loro amico, Alessandro Cappiello che ne ha 24. Quest’ultimo ha detto al giudice, nell’interrogatorio di garanzia, che sesso c’è stato ma lei era consenziente.

La ragazza tratteggia ben altro scenario. Quello in cui viene costretta a compiere atti sessuali, a subirli mentre venivano anche scattate foto e realizzati video degli abusi che la procura ora cerca con accertamenti tecnici irripetibili. Una violenza di gruppo. Pensare che quella domenica di fine maggio era andata in Piazza, come fanno tutti i senesi, per la cena in uno dei locali più gettonati. Il calciatore le avrebbe inviato un messaggio, sostiene la 20enne, magari si potevano vedere. Aveva accettato andando con un’amica in un appartamento lì vicino.

Quando arriva con un altro ragazzo, non indagato, salgono: non sa che di lì a poco scatterà la violenza. Pensava di restare in intimità con Portanova, si sono scambiati effusioni in camera. Poi ha sentito la presenza di altre persone, gli altri da lei poi denunciati. L’inizio della fine per la studentessa di cui hanno abusato, costringendola ad avere rapporti come fosse un passatempo. Voleva liberarsi da quelle mani che la toccavano e la ’usavano’, sostiene. Non ce l’ha fatta. Ha notato flash, forse facevano foto. Chiedeva dell’amica ma era in un’altra stanza. Quando è finita lacrime, senso di nausea. Uno choc. Che l’indomani ha condiviso con poche amiche. Doveva andare in ospedale per segnalare gli abusi e iniziare il percorso del ’Codice rosa’ per chi subisce violenze, le ha suggerito una compreso il suo dramma. Il primo giugno la ragazza era al policlinico – gli accertamenti tutti negativi anche sull’uso di sostanze –, il 4 giugno in questura per la denuncia che ha portato in carcere i tre. Uno di loro i giorni seguenti le avrebbe anche inviato un messaggio chiedendole come stava dopo aver saputo dell’ospedale. Forse preoccupato delle conseguenze di quella notte?

Accuse terribili, quelle messe nero su bianco dalla studentessa. Anche se il difensore di Langella, l’avvocato Duccio Panti, annuncia "che ci sono indagini difensive in corso da cui già emerge una versione dei fatti parzialmente diversa da quella fornita dalla ragazza". Lunedì Manolo Portanova si presenterà in tribunale a Siena per l’interrogatorio di garanzia. "Un bel peso sulla testa vicende come questa, facile comprendere come si sente", spiega l’avvocato Gabriele Bordoni.