Ucraina: Putin vuole Bakhmut per coprire le sconfitte. Ma i russi non sfondano

La città al confine tra Donetsk e Lugansk non è un obiettivo strategico. Lo zar ha bisogno di una vittoria. E prepara l’offensiva di primavera

Punti di non ritorno il presidente russo, Vladimir Putin, ne ha già avuti parecchi, ma più si va avanti più mascherare le vulnerabilità, quando non i palesi fallimenti, dell’esercito nazionale diventa difficile. La dimostrazione che la Russia è destinata a perdere questa guerra, come già successo altre volte nella storia, porta il nome di una località non particolarmente strategica: Bakhmut. Situata a poche decine di chilometri della frontiera fra le Repubbliche che Donetsk e Lugansk, è in questa zona che si stanno concentrando attualmente gli sforzi russi, con l’Ucraina che, dall’altra parte, non fa troppa fatica a tenere le posizioni.

Il presidente russo Vladimir Putin
Il presidente russo Vladimir Putin

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Uno sforzo bellico da parte di Mosca che, in primo luogo, difficilmente raggiungerà il risultato sperato, ossia quello di sfondare le linee ucraine. In secondo luogo, nella remota ipotesi in cui dovessero riuscire a mettere in fuga le linee di Kiev, Bakhmut non ha un’importanza strategica da giustificare un tale sforzo.

Il punto è che il presidente Putin si avvicina al Natale ortodosso, che cade il 7 gennaio, e al suo popolo ha solo brutte notizie da dare. Posto che quelle veramente gravi vengono edulcorate, quando non addirittura nascoste dalla propaganda ufficiale. Secondo il Cremlino, i militari russi che hanno perso la vita durante l’attacco alla base di Makiikva sono appena 63, contro le 400 dichiarate da fonte ucraina. I discorsi dei due leader nei rispettivi discorsi di Capodanno sembrano indicare chiaramente quali sono le direttrici sulle quali si orienterà l’azione bellica nei prossimi mesi. Coraggio e fede nella vittoria per l’Ucraina, resistenza e difesa della Patria per la Russia. Il problema è che, nei piani di Mosca, avrebbe dovuto essere esattamente il contrario.

Il presidente Putin lo sa, ma, nonostante questo, pianifica una nuova, grande offensiva di terra in primavera, quando le condizioni climatiche permetteranno movimenti sul terreno di questo tipo. Che poi riescano a contrastare la controparte ucraina è tutto da vedere. Per la Russia, il 2022 è finito in modo molto amaro.

Nelle maggiori città l’insofferenza per l’operazione militare speciale sta crescendo, anche se i media filogovernativi fanno di tutto per occultare questo aspetto. L’istruzione è stata ormai completamente impregnata del nuovo senso di amore per la Patria previsto dal putinismo, che spesso sfocia nell’educazione militare e nel nazionalismo spinto alle estreme conseguenze.

L’ultima notizia, solo in ordine di tempo, risale alla vigilia del nuovo anno e riguarda tutti i corsi di laurea specialistica dove, indipendentemente dalle materie di studio, 108 ore di lezione saranno dedicate all’insegnamento dei fondamentali dell’arte militare. Che, per un Paese che da tempo ha reintrodotto dispositivi di epoca sovietica, consisteranno nell’imparare a smontare e assemblare un fucile d’assalto AK-74, una mitragliatrice RPK-74, una pistola Makarov, ossia pistole semi automatiche progettate negli Anni ’50, e successivamente modernizzate, e usate in Unione Sovietica e nel blocco orientale. In più, saranno addestrati all’uso delle granate in combattimento.

Pochi giorni fa, il premier Mishustin aveva annunciato l’apertura di 16 campi di addestramento in 16 università nelle località più remote del Paese. Segno che la Russia non si è ancora rassegnata a perdere questa guerra.