Martedì 23 Aprile 2024

L’interesse dei bambini prima di tutto

Marcella

Cocchi

In pagina c’è la testimonianza di un’americana che si dice felice di aver prestato il proprio utero. Si chiama utero in affitto, o gestazione di supporto, a seconda che la si condanni o la si consideri un mezzo per realizzare il sogno di diventare genitori di una coppia arcobaleno o di una coppia etero che non possa avere figli e vada all’estero per la maternità surrogata che in Italia è vietata. La già di per sé delicatissima maternità si complica quando confliggono biologia e desiderio di prendersi cura di una vita, se si intrecciano i piani di tanti, aspiranti genitori e partoriente, ma soprattutto quando in ballo c’è una creatura ceduta. Nel nostro podcast "Un altro giorno", sul sito Quotidiano.net, la saggista Marina Terragni definisce l’utero in affitto una "schiavitù per le donne, perché quasi sempre si prestano per ragioni economiche e una tratta per i bambini" perché, dice, anche nel migliore dei casi in cui vengano "regalati", si sentiranno sempre svalutati dopo che la madre naturale li ha donati. Ma le famiglie arcobaleno esistono ed esistono minori che vanno tutelati, ma non lo sono senza una legge. Il governo ha bloccato, in 24 ore, due pratiche sul riconoscimento dei figli di coppie gay sostenendo che altrimenti, in Italia, si sarebbe legittimato l’utero in affitto. Il dem e attivista Lgbtq+, Alessandro Zan, sempre sul nostro podcast, dice che è una fake news abbinare la maternità surrogata al "riconoscimento di più di 150mila bambini", definiti "figli di" all’estero, ma non nel Paese dei loro genitori per scelta. "Quella legge ora si può fare", sostiene, ammettendo che il centrosinistra non ci è riuscito. E ha ragione: l’interesse di un minore è superiore a tutto il resto, ai mezzi discutibili, alla step child adoption, all’idea che esista solo la famiglia naturale. Non è più, nei fatti, così. La famiglia arcobaleno è qualcosa che è già sotto gli occhi di tutti.