Martedì 23 Aprile 2024

L’integrazione è reale solo con l’amicizia

Davide

Rondoni

Ecco una notizia. Maru si battezza. Che notizia è? E chi è Maru? La notizia è che da anni si parla di integrazione. Ma gli esseri umani non si integrano per legge o per inerzia. O accostandoli in convivenze forzate. Occorre l’insorgere di amicizie. E occorre un padre. È quel che successo a Maru. Nato e cresciuto in Tunisia, poi a quattordici anni arrivato in Italia, padre tunisino, madre italiana. Grazie a una preside e al marito di lei scopre in alcuni italiani qualcosa di bello. Fa parte di quella che viene chiamata di solito seconda generazione della migrazione, la più problematica. Ma viene coinvolto di amicizia in amicizia con ragazzi che fanno l’università, poi da un giornalista curioso di raccontare le loro storie. Quando lo incontro la prima volta parliamo dell’importanza di avere un padre, di riconoscerlo. Lui è musulmano, ma su questo ci si intende. Ci si rivede varie volte. Ha talento per l’arte e per l’educazione. E così di amicizia in amicizia il suo percorso si "integra", ovvero, secondo il significato del termine, lo fa ragazzo più intero, e al tempo stesso fa più intera la nostra società.

Si torna ogni tanto a parlare di Ius soli opposto a Ius culturae, ovvero del diritto di cittadinanza basato sulla nascita in una nazione o la sua acquisizione in un processo certificato dalle istituzioni. Ma la storia di Maru, tra le altre cose, ci insegna che né meccanicamente la casualità di nascere in un luogo, né l’assolvimento di obblighi rendono reali l’integrazione. Occorre l’amicizia, che è fatta di libertà e di disponibilità. Merci rare, preziose, vitali. Dunque Maru, che oggi lavora in campo sociale, sabato si battezza, la sera di Pasqua. Si integra nella resurrezione. Di amicizia in amicizia, non per via di procedure, non per obbligo. Fa venire il capogiro tutta questa libertà. Quella di cui molti parlano. Ma sanno cosa è o invece confidano in ben altro?