Sabato 20 Aprile 2024

Lingua e identità L’importanza di essere l’Italia

Antonio

Patuelli

Nel settecentesimo anno dalla morte di Dante non bastano le importanti iniziative in programma. Occorre anche fare maggiori sforzi di proprietà di linguaggio. Dante è il principale fondatore dalla lingua italiana e colui che definì l’identità italiana. Non bisogna confondere la necessità di conoscere più lingue con l’imbastardimento dell’italiano con altri idiomi che spesso sono portatori di significati parzialmente difformi. La lingua italiana è viva, ricchissima di vocaboli. Lingua, identità, cultura e coscienza della storia sono determinanti per una nazione, una comunità di persone consapevoli di esserlo. Il Principe di Metternich, che governò l’Impero d’Austria, negava che l’Italia fosse una nazione e scrisse che era soltanto un’espressione geografica. Il nazionalismo, invece, è l’estremizzazione aggressiva di una nazione. Una nazione può avere diverse forme di Stato e di Governo: lo Stato è il soggetto giuridico che definisce e garantisce i diritti e i doveri di ciascuno e il funzionamento delle Istituzioni. Il primo articolo della Costituzione definisce che "l’Italia è una Repubblica democratica" e l’articolo 114 dispone che "la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato". Ora nell’uso comune è divenuto molto diffuso non parlare nè di Italia, nè di Repubblica italiana, ma usare il sinonimo, generico e riduttivo, "questo paese". "Questo paese" è l’Italia, con identità, storia e Costituzione: in nome dell’Italia si sono sacrificati tanti patrioti del Risorgimento e della Resistenza. Non è "questo paese", ma la Repubblica italiana che fa parte dell’Unione Europea, dell’ONU, della NATO e di altri organismi internazionali. Bene ha fatto il Presidente del Consiglio Draghi in Parlamento a definire lo spirito repubblicano e citare Cavour, principale fondatore dell’Italia unita.