Giovedì 18 Aprile 2024

Linea dura dei presidi: Maturità con lo scritto

Pressing sulla ministra Azzolina: "L’esame sia meno soft dell’anno scorso, non basta solo un orale". Ma sindacati e studenti insorgono

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di Veronica Passeri

Al momento della Maturità 2021 si sa solo una cosa: che sarà "seria". Anzi, che dovrà essere seria perché, per ora, quella della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, è solo una premessa da declinare in scelte e modalità di svolgimento dell’esame di Stato. A fine mese, il mezzo milione di studenti che dovrà confrontarsi con l’esame a giugno, dovrebbe avere le prime indicazioni concrete. E cresce il pressing sul ministero per fare in modo che non si tratti solo, come l’anno scorso, di un maxi-orale davanti a una commissione di docenti interni con un presidente esterno. Ma che ci sia almeno uno scritto, contro i due previsti alla maturità pre-Covid.

A rilanciare questa proposta i presidi, sebbene consapevoli che si tratterà, anche per il 2021, di una maturità "diversa da quella ordinaria, perché le condizioni sono diverse" e "sarebbe irrealistico pretendere di svolgere un esame di maturità come quando non c’era la pandemia". Ma, ha spiegato ieri Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (Associazione nazionale presidi), "credo che rispetto all’anno scorso si possa pensare a un esame più consistente e solido, con una verifica delle competenze più significativa di quella dell’anno scorso".

Tutto ruota intorno al "come". "Al momento è prematuro identificare un format, ma è ipotizzabile almeno una prova scritta oltre a quella orale – ha aggiunto Giannelli –. Dipende molto anche dal piano vaccinale: se potessimo contare su una vaccinazione diffusa per quell’epoca sarebbe diverso". Perché la maturità si dovrà tenere in presenza. La ministra Azzolina ha garantito ieri che entro "pochi giorni daremo una risposta ai nostri studenti che hanno bisogno di certezze". Non sarà una decisione "presa in solitudine" perché a Viale Trastevere hanno avviato una campagna di ascolto con famiglie, associazioni, sindacati e gli studenti.

La maggioranza degli interpellati, sindacati e studenti in testa, vorrebbe un esame fotocopia di quello dell’anno scorso perché le condizioni non sono mutate – nel 2020 in Italia si sono perse, secondo un calcolo dell’Onu, 13 settimane di scuola – e se, negli ultimi giorni sono tornati in classe al cinquanta per cento anche gli studenti della Lombardia e della Campania, il primo quadrimestre è sostanzialmente trascorso per tutti con la didattica a distanza. Quello che è certo è che le maglie per l’ammissione saranno un po’ più strette: nessuna ammissione generalizzata come nel 2020, andrà valutato il percorso di studi.

D’accordo con la proposta dei presidi il Pd che da giorni spinge per un esame qualificante che preveda almeno una prova scritta, mentre tra i Cinquestelle l’orientamento è più quello di mantenere la formula dell’anno scorso. Il secondo dossier importante sul tavolo della Azzolina è il piano di recupero dei gap formativi che prevede corsi di recupero per gli apprendimenti persi a causa della mancanza della scuola in presenza. Per fare tutto il governo sarebbe pronto a mettere sul piatto 300 milioni di euro.

Ieri intanto hanno festeggiato il ritorno in classe quasi un milione di alunni delle scuole superiori di Umbria, Marche, Liguria, ma anche medie di Lombardia (insieme alle superiori) e Campania. Ma le proteste si susseguono in tutta Italia: ieri sono scesi in piazza in 24 città Cobas e sindacati per chiedere più sicurezza e lo stop alle "classi pollaio". È la stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, senza alcun tentennamento, a ribadire che "oggi ci sono le condizioni per tornare in classe, invito gli studenti a tornare in aula".