Martedì 23 Aprile 2024

L’indignazione E poi tornerà il (solito) silenzio

Roberto

Pazzi

Non si fa che parlare della Marmolada. Inseguiti su cento canali televisivi dalle stesse terribili immagini del ghiacciaio che inghiotte tante vite umane in pochi secondi. E con quelle povere esistenze distrugge la nostra estate, funestandola con una verità: Greta Thunberg, la ragazzina tanto bistrattata per i suoi rimproveri ai governi del mondo, aveva ragione. Stiamo scavandoci la fossa con le nostre stesse mani. Anzi, l’abbiamo già scavata a metà. Giornali e tv non fanno che portare nuove testimonianze di climatologi, studiosi e antropologi, tutte concordi nel denunciare cifre ormai definitive sulle ritirate dei ghiacciai e delle acque nei fiumi e nei laghi. Come durante la pandemia fiorivano i virologi a inquietarci, così ora spuntano nei mass media esperti del clima mai prima conosciuti, a darci la misura del disastro. Ma dov’erano prima? Il sospetto è lo stesso, che la fase spettacolare ed emotiva faccia la parte del leone, guadagnandosi un’attenzione universale e i primi posti nell’audience, salvo fra qualche giorno calare un mortificante silenzio, nella metabolizzazione anche di questo disastro.

Ma è qui il Male, il senso della ineluttabilità della marcia verso l’autodistruzione guidata dagli egoismi nazionali dei popoli emergenti come la Cina, l’India e il Brasile, che non hanno alcuna intenzione di arretrare nella loro emissione di veleni. Rimproverano l’Occidente e gli Usa di aver spremuto il pianeta a proprio uso e consumo rivolgendo un ipocrita appello a sacrificarsi. Ora tocca a noi godere della Terra, dicono, nella loro cieca rivendicazione di giustizia. Chi mai potrà mettere d’accordo tanti conflittuali appetiti per un bene comune? Solo una voce si leva con una autorevolezza sempre maggiore quanto inascoltata, quella di un gigante in carrozzella, Papa Francesco, che non si stanca di denunciare la follia del mondo.