Giovedì 18 Aprile 2024

L’incubo del ritorno in zona gialla Si tratta sulla soglia dei ricoveri

Verso un compromesso: fino al 10% di posti occupati in rianimazione si resta in bianco. Oggi la cabina di regia

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di Antonella Coppari

Green pass in dirittura d’arrivo, ma sono attesi con altrettanta ansia i nuovi criteri che decideranno la collocazione delle regioni nelle famigerate fasce colorate. Oggi si dovrebbero riunire cabina di regia e consiglio dei ministri per il varo del decreto contro la variante Delta: se per qualche motivo il provvedimento dovesse slittare, per cinque regioni almeno (Lazio, Veneto, Campania, Sicilia, Sardegna) domani scatterebbe automaticamente la mannaia della zona gialla, con tutte le restrizioni che comporta. Dal tavolo odierno sono esclusi scuola e trasporti locali, mentre appare scontato l’allungamento dello stato d’emergenza al 31 dicembre. Ci sono ancora divisioni con i governatori e nella maggioranza, dunque il premier, Mario Draghi, si è preso un po’ di tempo in più per trovare un’intesa. Ma la linea di Palazzo Chigi è netta: bisogna intervenire già dall’inizio della prossima settimana (il dl entra in vigore appena varato dal governo) per evitare di trovarsi di fronte all’incubo di nuove chiusure. Si parte, dunque, tenendo una certa gradualità: si lascerà cioè il tempo di vaccinarsi a chi non l’ha fatto e, contestualmente verranno fissate date certe e paletti precisi per l’utilizzo del passaporto verde.

Sul fatto che bisognerà presentarlo ovunque per spettacoli, viaggi e sport il dado è tratto; si sta ragionando sull’opportunità di estenderlo a settembre anche ai servizi essenziali (dalle metropolitane alle scuole). In queste ore restano ancora da definire alcuni punti che riguardano i locali pubblici. E l’aumento o meno della capienza nei grandi impianti.

Il ministro Speranza e gli scienziati puntano i piedi: vogliono che il pass serva non solo per sedersi nei ristoranti al chiuso, ma pure nei bar. "Non ci dobbiamo dimenticare che i primi contagi sono avvenuti nei bar di Codogno e Vo’", insistono al dicastero della Salute. La Lega e la maggior parte degli enti locali a guida centrodestra la pensa in modo diametralmente opposto: vorrebbero un’applicazione soft, limitata cioè ai grandi eventi sportivi e di spettacolo, fiere, congressi e discoteche. Dunque niente ristoranti, cinema, teatri, palestre, piscine. "Mi sembra una proposta equilibrata", rilancia Salvini. In mezzo c’è chi fa il tifo per un compromesso sul ‘pass leggero’: per sedersi nei bar e ristoranti al chiuso, in un primo tempo, basterebbe aver fatto la prima dose di vaccino . Nessun obbligo sarebbe invece previsto per prendere il caffè al bancone. Ma qualcuno fa notare che in questo caso ci sarebbero problemi di privacy e per superare l’ostacolo ipotizza tamponi gratis per i clienti. C’è poi chi, come la Lega, propone di utilizzare il certificato verde per ampliare al 100% la capienza degli stadi sportivi: decisamente più cauto, il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, fa sapere che "il campionato ricomincerà con il pubblico, ma non certo con quella percentuale". Favorevole invece per un aumento graduale della capienza ma solo per altri impianti.

Forse meno rumorosa ma più problematica la definizione dei nuovi parametri per i passaggi di fascia; è scontato che a settembre ci sarà un nuovo aumento dei contagi, ma la situazione sarà profondamente diversa da quella della seconda ondata, dunque i criteri saranno da cambiare. Già: ma come? I governatori insistono sullo spostamento del parametro guida dal’indice dei contagi a quello delle ospedalizzazioni: la variante Delta infatti sembra in grado di diffondersi nonostante il vaccino, ma in forma molto attenuata, senza stressare gli ospedali e le intensive. I presidenti delle Regioni guidati da Massimiliano Fedriga propongono una soglia del 20% per le terapie intensive e del 30% per i reparti ordinari, oltre le quali si andrebbe in zona gialla. Al solito, è il ministero della Salute martellare sull’obbligo della prudenza: "Non si può chiedere un allentamento dei parametri e un utilizzo del green pass limitato e in tempi no ragionevoli", fanno notare al Dicastero.

Ecco perché Speranza chiede di introdurre l’incidenza di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti unitamente a una percentuale ben più basse di occupazioni posti letto negli ospedali: rispettivamente il 5% e il 10%. La trattativa è in corso a 360 gradi, "un accordo è possibile", osserva la ministra degli affari regionali Mariastella Gelmini. La mediazione considerata più probabile è il 10% come soglia massima per le rianimazioni e il 15% per le aree mediche.