Giovedì 25 Aprile 2024

L’incontro Meloni-Scholz Italia e Germania più vicine La premier: "Uniti su Kiev"

Summit a Stoccolma e Berlino in vista del decisivo Consiglio europeo della settimana prossima. Con il Cancelliere socialdemocratico affrontato il tema degli aiuti di Stato, resta il nodo flessibilità

Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz

Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz

di Antonella Coppari

I tavoli sono due e le poste in gioco diverse. In Svezia dove Giorgia Meloni ieri mattina ha incontrato il primo ministro Ulf Kristersson, il tema dominante è quello dei migranti. Nell’incontro clou che arriva qualche ora dopo, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, le questioni sono multiple. Per l’Italia si tratta di fare almeno un passo avanti sulla strada del fondo sovrano alimentato con debito comune, e la flessibilità nell’uso dei fondi esistenti; a Berlino interessa invece lo sblocco degli aiuti di Stato. Tutti uniti però sull’Ucraina: "Andrò presto a Kiev", ripete la leader di FdI.

Alla vigilia del consiglio europeo straordinario del 9 e 10 febbraio che di questo discuterà, il bottino tedesco è cospicuo, quello italiano più esiguo. "Serve cautela sulla modifica del regime degli aiuti di Stato", osservava Giorgia Meloni prima di sbarcare a Berlino, spalleggiata da Stoccolma: "Scelte sbagliate possono avere effetti sulla nostra competitività per diversi anni". Alla fine della fiera, però, la Germania si accinge ad incassare da Bruxelles un ulteriore allentamento dei vincoli, in modo da mettere al riparo le proprie imprese dalla concorrenza globale. Avendo un debito pubblico che consente minori spazi di manovra, la premier italiana rilancia l’ipotesi di un Next Generation 2 per dare ossigeno all’economia. "Noi sosteniamo l’ipotesi di un fondo sovrano alimentato da un debito comune". Indispensabile, per la maggioranza degli Stati europei, per fronteggiare l’inflazione. Ma i ’paesi frugali’ e i tedeschi sono contrari a nuove forme di debito comune; Scholz infatti fa lampeggiare il semaforo rosso: "Serve un’intesa con gli Usa, senza entrare in una gara mondiale di sussidi". Giorgia mostra di capire le ragioni dell’ospite: "Qualsiasi iniziativa necessita di tempo".

In cambio, il cancelliere tedesco allarga le maglie per l’uso dei soldi già messi in campo dalla Ue: "Concentriamoci sul semplificare e rendere più flessibili i regolamenti attuali". Prende la palla al balzo Meloni: "Ci sono risorse che possiamo utilizzare subito". Ovvero: RepowerEu, l’Innovation fund, InvestEu: sono risorse che si possono utilizzare, certo, ma non sono sufficienti a tutelare imprese e mercato europeo nel nuovo scenario creato dai maxi interventi nazionali americani, cinesi e tedeschi. Tant’è: Scholz incassa l’offerta di collaborazione e i toni morbidi di Giorgia Meloni, e annuncia la "determinazione" a portare avanti la cooperazione nonostante il cambio di governo.

Di qui il rilancio delle trattative per il Piano di azione Italia-Germania (sulla falsariga del trattato del Quirinale con la Francia) elaborato da Draghi. Insomma, la premier resta fedele alla strategia comunicativa che ha scelto di adottare fuori dai confini: non essere massimalista nelle richieste, quando l’interlocutore le dice di ’no’ non renderlo noto, e comunque valorizzare gli aspetti positivi degli incontri. A conti fatti, il vero passo avanti a Berlino è soprattutto sul piano diplomatico: si è sbloccato il gelo testimoniato dai corrosivi articoli sulla stampa tedesca che ricordavano certe sue dichiarazioni su una "allergia" alla Germania. Lei dice di "non aver memoria" di averlo mai detto, ma ammette di non essere riuscita a imparare il tedesco "perché è una lingua difficile, non perché fossi allergica". Sedare, sopire contrasti. Stessa linea seguita a Stoccolma nel faccia a faccia con il primo ministro Kristersson: piatto forte i migranti.

Alla Svezia, che guida il semestre europeo, ha chiesto di essere "sostenuta nella difesa dei confini europei", considerando la questione migratoria "una questione di sicurezza" per l’intera Europa. Se Scholz conviene che quella "è una sfida da affrontare insieme", ed auspica "un giusto equilibrio", questa prospettiva non trova successo a Stoccolma, dove il governo di centrodestra fa della riduzione degli immigrati un cavallo di battaglia. La priorità per Kristersson è lo stop ai movimenti secondari, con scarso interesse per l’impatto dei flussi sui Paesi di confine, tanto per quanto riguarda la rotta balcanica quanto quella del Mediterraneo. Per uscire dallo stallo, Bruxelles punta sulla strategia dei rimpatri.

Tanto con Berlino quanto con Stoccolma, c’è la totale sintonia sul sostegno all’Ucraina, nel giorno in cui Italia e Francia trovano l’accordo sull’invio a Kiev (e Meloni conferma che ci andrà prima del 24 febbraio) dei sistemi missilistici Samp-T. Insomma: il bottino non sarà cospicuo per Giorgia, ma si tratta di partite lunghe e articolate su più tavoli, a cominciare dalla ridefinizione dei parametri. C’è tempo per giocare.