Giovedì 18 Aprile 2024

L’impatto sui conti Effetto Superbonus: il deficit vola all’8% "Buco da 120 miliardi"

L’Istat rivede al rialzo le stime del governo, ma aumentano i consumi. Palazzo Chigi: l’obiettivo resta raggiungere il 4% del debito. Il M5S: "I numeri sulla crescita spazzano via le balle dell’esecutivo"

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di Antonio Troise

L’effetto Superbonus, sui conti pubblici, c’è stato. Eccome. Tanto da far schizzare il deficit del 2022 oltre l’8%, quasi 3 punti in più del previsto. E tanto da spingere il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non solo a difendere la stretta sulla cessione del credito ma anche ad assicurare "un’uscita sostenibile da misure non replicabili con le stesse forme". L’ennesimo de profundis al maxi-incentivo del 110%. I dati diffusi ieri dall’Istat mettono fine ai rumors dei giorni scorsi, ridimensionano l’impatto del Superbonus nel 2023, e registrano una buona notizia sul fronte della crescita, con un ritocco al rialzo del 3,7% trainato soprattutto dai consumi post-Covid destinati al tempo libero, dagli hotel alla ristorazione, dalla cultura ai servizi ricreativi.

IL BUCO DEL SUPERBONUS

Tocca all’ufficio di Statistica certificare il buco nei conti pubblici scavato dai 120 miliardi dei bonus edilizi (non solo al 110%) erogati negli ultimi anni. Il nuovo sistema di calcolo dei crediti di imposta, che vanno a pesare sull’anno in cui sono impegnati e non su quelli in cui sono "erogati" fiscalmente, porta il deficit del 2022 all’8% e, ancora più su, fino al 9%, quello del 2021. Rispettivamente 3 e 2 punti in più rispetto alle prime stime. Molto più contenuto, invece, l’effetto su quest’anno, grazie al decreto che congela la cessione del credito. Per il Mef, le modifiche approvate dall’esecutivo "mettono un punto fermo sulla vicenda contabile e sono l’indispensabile presupposto a tutela dei conti pubblici nel 2023, invertendo una tendenza negativi ceriticiata dall’Istat". L’obiettivo resta quello di un deficit al 4,5%, un traguardo che sarebbe alla portata dell’esecutivo dal momento che il blocco alla cessione dei crediti e il ridimensionamento dello sconto fiscale dal 110 al 90% sono scattati nei primi due mesi dell’anno.

LE MODIFICHE ALLO STUDIO

I numeri messi in fila dall’Istat consentono al Mef anche di dare maggiore concretezza al tavolo di confronto per "risolvere il grave problema della liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento dell’introduzione". Una nuova stoccata ai precedenti esecutivi guidati da Conte che, ieri, ha subito ribattuto alle critiche: "Le statistiche spazzano via la balla dell’esecutivo relative al nuovo debito sulle spalle degli italiani". Ma al di là delle polemiche politiche, le modifiche in cantiere riguarderebbero non solo l’utilizzo dei moduli F24 per compensare i crediti ma anche l’introduzione di una soglia di reddito (più o meno di 30mila euro) al di sotto della quale conservare il meccanismo della sconto in fattura o della cessione degli sconti fiscali. Previste anche deroghe per gli incapienti, per le case popolari e per il "sisma-bonus".

LE CRITICHE

La tensione, comunque, resta alta. Soprattutto sul fronte delle imprese. Ieri, in audizione alla Commissione Finanze della Camera, la direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti, non ha rinunciato ad una battuta amara sulla vicenda del Superbonus: "Sembra quasi il cubo di Rubik, si continuano a modificare le facce senza far nulla per combaciare i colori". Per l’associazione di Viale dell’Astronomia, si tratta di un caso emblematico "di come l’apprezzabile intenzione originale di creare uno schock nell’economia, colpita dagli effetti negativi del Covid, possa naufragare per un errore di metodo". Pronti alla mobilitazione i sindacati di categoria.

IL TEMPO LIBERO

SPINGE IL PIL

Non sono, comunque, tutti negativi i dati diffusi ieri dall’Istat. C’è da registrare, infatti, una riduzione del rapporto debito Pil nel 2022, che si è fermato al 144,7% (rispetto al 145,7 previsto). E poi c’è una crescita del Pil del 3,7%, lo 0,1% in più se confrontato con le stime precedenti. E, a trainare l’economia, per una volta, sono stati proprio i consumi del tempo libero, dagli hotel alla ristorazione, passando per i servizi ricreativi e culturali, sull’onda lunga dei consumi inespressi durante la pandemia: la spesa per consumi di beni è aumentata del 2,4% e quella per servizi dell’8,8%.