Green pass: limite a dodici anni, protestano i genitori

La Francia fa dietrofront sul Green pass ai minorenni, l’Italia resta sola in Europa. Il Moige: strumento eccessivo. Ma Figliuolo va avanti

Manifestazione contro il Green pass

Manifestazione contro il Green pass

L’Italia sale sul gradino più alto del podio per l’obbligo di Green pass ai ragazzini. Anche la Francia, con il voto del Senato nella notte scorsa, ha fatto dietrofront sulle restrizioni per accedere alle attività come ristoranti e cinema o per partecipare ai grandi eventi, alzando l’età minima per l’esibizione del certificato verde a 18 anni. Noi no, restiamo convinti sia giusto vaccinare, fare un tampone o dimostrare la guarigione anche ai 12-17enni. I dubbi sulla necessità e l’efficacia della strategia non vengono completamente sciolti dalla scienza, così la politica deve risolvere questo rebus dalle forti connotazioni emotive.

Green pass falsi: ecco come riconoscerli

Il Moige (Movimento italiano genitori) stigmatizza l’obbligo del governo. "Non capiamo le ragioni per cui l’Italia debba differenziarsi dal resto d’Europa in maniera così netta – analizza il direttore generale Antonio Affinita –. Anche perché la situazione epidemiologica non pare spingere verso l’utilizzo di uno strumento così invasivo nei confronti di ragazzini. Crediamo, invece, sia giusto allinearsi a dei percorsi di natura europea e optare per scelte condivise che diano la giusta libertà a tutti". Sul tema vaccini è tornato a parlare il generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario: "Proteggere i giovani è decisivo per bloccare le mutazioni e per garantire la scuola in presenza".

Ma cosa succede negli altri Paesi per il Green pass? Il quadro è molto variegato e in trasformazione, una situazione di indecisione che mostra come la scelta sia complicata. Spagna e Germania attendono ancora per varare la stretta in stile Macron (poi, appunto, ritrattata dopo le proteste) e studiano un modello light per l’accesso alle attività economiche. Madrid ha dato l’ok per l’immunizzazione dei più piccoli, ma da settembre: l’idea è valutare l’evolversi della situazione e avere più dati a disposizione. Berlino, invece, è meno lanciata: il vaccino è consigliato per chi ha patologie, ponendo un principio di grande cautela. Mentre l’Inghilterra, che fin qui nell’emergenza Covid ha fatto una corsa a sé, ha optato per il ‘liberi tutti’ dopo il nuovo lockdown. Nel Regno Unito il vaccino ai 12-17enni è stato autorizzato, ma il ministro della Sanità, Sajid Javid, ha annunciato che l’antidoto verrà somministrato solamente agli over12 che sono particolarmente vulnerabili o che vivono con persone immunodepresse.

La Svizzera è il Paese che più si avvicina come tendenza a Italia e Francia, ma ancora una norma sul Green pass non c’è. Nel Paese elvetico per immunizzare i minorenni non serve nemmeno il consenso dei genitori, ma la limitazione per la vita sociale fa storcere ancora il naso alla popolazione, per non parlare di un obbligo fino ai 12 anni.

Tra chi lo richiede per entrare in ristoranti, bar, musei e anche parrucchieri c’è la Danimarca, che nell’aprile di quest’anno ha lanciato la sua Coronapas, l’app che certifica se una persona che ha compiuto 18 anni ha avuto un risultato negativo del test anti Covid nelle ultime 72 ore, la vaccinazione o una prova di precedente infezione. Anche in Austria è necessario esibire un test negativo o una prova di vaccinazione o guarigione da Covid-19. In Portogallo preoccupa la risalita dei contagi: dal 10 luglio c’è l’obbligo per i ristoratori di chiedere il certificato vaccinale per far sedere i clienti. La misura è in vigore in 60 Comuni, compresi Lisbona e Porto.