Liliana Resinovich ultime notizie, Sterpin: vi spiego la storia del sacco nero

"Se l'inchiesta fosse archiviata, noi amici con i parenti più stretti ci prenderemmo la briga di continuare le indagini". Le 3 contraddizioni nel giallo di Trieste

Trieste, 8 giugno 2022 - Liliana Resinovich, a quasi sei mesi dall'inizio del giallo di Trieste, l'amico Claudio Sterpin all'ipotesi di un'archiviazione dell'inchiesta non ha dubbi: "In quel caso, noi amici con i parenti più stretti ci prenderemmo la briga di continuare le indagini. Lilly non si può essere suicidata".

Una storia complessa e difficile da decifrare, quasi un giallo carsico, quel Carso che si apre appena ci lasciamo alle spalle il parco dell'ex ospedale psichiatrico, dove il cadavere della 63enne pensionata della Regione Friuli Venezia Giulia è stato ritrovato.

Ecco tre contraddizioni nella vicenda.

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1. La mattina del 14 dicembre Liliana Resinovich uscì di casa?

La domanda è tra quelle avanzate di recente dal pool di esperti ai quali si è rivolto il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, come Gabriella Marano, criminologa e psicologa forense.

Ci sono infatti  due elementi in contraddizione: il contapassi su uno dei due telefonini di Lilly la mattina della scomparsa registrò uno spostamento di 7 metri, come se la donna si fosse semplicemente spostata da una stanza all’altra di casa. Eppure la fruttivendola di via San Cilino ha raccontato anche alla polizia di averla vista passare con certezza tra le 8.30 e le 9 davanti alla sua bottega.

Una testimonianza del tutto spontanea e non interessata, confortata anche dalle telecamere di piazzale Gioberti, il capolinea degli autobus poco più avanti.  La contraddizione potrebbe essere sanata facilmente. Liliana Resinovich potrebbe aver lasciato i due telefonini in casa, dov’è stata ritrovata anche la fede nuziale. Una circostanza che potrebbe avvalorare l’ipotesi del suicidio. Sempre tenuta in campo dalla procura - che non ha mai iscritto nessun nome nel registro degli indagati - assieme a quella dell'omicidio.

Liliana Resinovich, l'ultimo messaggio a Claudio Sterpin il giorno prima della scomparsa
Liliana Resinovich, l'ultimo messaggio a Claudio Sterpin il giorno prima della scomparsa

2. La conservazione del cadavere è compatibile con 22 notti all’aperto?

Il cadavere di Liliana Resinovich a un primo esame lasciava pensare che la donna non fosse morta il giorno stesso della scomparsa. Una considerazione legata allo stato di conservazione del corpo, trovato nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste il 5 gennaio, quindi 22 giorni dopo la sparizione della donna. Ma la contraddizione si potrebbe in parte spiegare con la stagione invernale e le basse temperature.

3. I sacchi neri e le premonizioni. Cosa c’entrano?

Il cadavere è stato trovato avvolto in due sacchi neri, di quelli che si usano per i rifiuti. L’amico di gioventù Fulvio Covalero era stato tra i primi a mobilitarsi per la ricerca di Lilly. Nei primi giorni, convinto fin da subito che la donna fosse morta, aveva pubblicamente confidato anche il suo desiderio di darle una degna sepoltura, non sopportava - aveva detto -, che Liliana fosse stata buttata da qualche parte, "come spazzatura".

Sterpin è certo: "Di sicuro Liliana non si è infilata da sola in quei sacchi, non si è suicidata. Diversi giorni dopo la sua scomparsa, l'ho cercata anche con Fulvio Covalero.  Ho pensato a un sacco dei rifiuti perché pareva logico. Il Carso è pieno di rifiuti abbandonati così. L’immaginario era quello, andare alla ricerca di un sacco nero. Sì, io ne ho sempre tenuto uno nel bagagliaio dell'auto, mi serve per l'immondizia, è un'abitudine da sempre, mi pare comune. Ho cominciato a cercare Liliana con altri, nei posti più vicini a casa. Se qualcuno avesse voluto non farla ritrovare più, bastava gettarla in una foiba. Ce ne sono a migliaia, nel Carso".