
Liliana Resinovich è stata trovata morta nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste il 5 gennaio 2022
Trieste, 31 maggio 2025 – Il segno di Liliana Resinovich, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico, a Trieste, è un’orchidea gialla fissata su una rete metallica accanto a due rosari. Pietà cristiana. Perché qui, nel pomeriggio del 5 gennaio 2022, è stato ritrovato il cadavere di Lilly, 63 anni, scomparsa da casa, a mezz’ora di camminata, la mattina del 14 dicembre 2021 e ritrovata morta, in due sacchi neri da spazzatura, 22 giorni dopo, il 5 gennaio 2022. Oggi Sebastiano Visintin, marito di Lilly, è indagato per omicidio.
Nel bosco di Lilly
Tre anni e mezzo più tardi quella “zona impervia a vegetazione di basso e medio fusto” - come la descriveva Fulvio Costantinides, il medico legale della prima autopsia - è ancora più impenetrabile. Camminando si calpestano segni di bivacchi, sembra uno spazio abitato da invisibili. Ovunque l’edera citata in tante consulenze, perché se il cadavere è sempre rimasto qui - come considera “molto probabile” Cristina Cattaneo, consulente del pm, medico legale della seconda autopsia – c'è da spiegare come mai la vegetazione non fosse macerata.

Le parole del pm
“Dopo aver aggredito la propria moglie (...) con afferramenti, compressioni, percosse urti e graffi, tutti indirizzati in diverse sedi del capo, alla mano destra, al torace ed agli arti, ne cagionava la morte avvenuta mediante soffocazione esterna diretta (asfissia meccanica esterna), quale conseguenza di afferramento e compressione del volto della vittima”. Questo scrive il pm Ilaria Iozzi su Visintin nella richiesta di incidente probatorio. Indica anche un numero civico, via Weiss n 21. Conclude: “Fatti commessi in Trieste il 14.12.2021”. Dunque nelle carte, oggi, sembra superata anche la prudenza usata dalla consulente Cattaneo, “in via di elevatissima probabilità”, scriveva infatti nelle sue conclusioni per datare la morte. Per il resto, il pm sposa in pieno la ricostruzione dell’antropologa forense. Afferramenti, urti, compressioni, graffi: le parole usate sono proprio le stesse.
Dal cordino al braccialetto con disegni greci
Nella sua richiesta di incidente probatorio la procura – retta oggi da Patrizia Castaldini, subentrata ad Antonio Di Nicolo – mette in fila molti elementi, a cominciare dal cordino che chiudeva la testa di Lilly in due sacchetti di plastica. E chiede che che anche per quel reperto i periti “procedano, qualora il materiale sia di origine biologica, all’estrazione del Dna delle fibre vegetali”. Ma perché tutti questi accertamenti? Perché i pm vogliono capire se il cordino, ad esempio, possa essere stato tagliato con forbici o coltelli sequestrati a Visintin.
Accertamenti anche su un braccialetto “celeste e nero con disegni greci acquisito presso l’abitazione di Sergio Resinovich”.
Le richieste della difesa
Per chi assiste Visintin - gli avvocati Paolo e Alice Bevilacqua, i consulenti Raffaele Barisani, medico legale, e Luciano Garofano, ex comandante del Ris - restano diversi punti da chiarire. Da qui l’istanza dei legali per un “nuovo accertamento medico-legale” che integri la perizia con incidente probatorio richiesta dalla procura il 27 maggio, che chiedeva invece “indagini di natura genetica, merceologica e dattiloscopica”. In poche parole: per la difesa dell’indagato serve in sostanza una terza autopsia per “colmare il contrasto” - parole dei legali - tra due consulenze della procura arrivate nel corso degli anni a conclusioni opposte, suicidio prima (Costantinides) e omicidio poi (Cattaneo).
I dubbi del medico legale
Barisani fin dall’inizio aveva ipotizzato e messo per iscritto quel sospetto, era stato il primo a ipotizzare che le lesioni sul corpo di Lilly si dovessero spiegare con l’azione di terzi. Oggi però ribadisce: “Restano elementi da chiarire. Innanzitutto il luogo dove è rimasto il cadavere. Non siamo d’accordo con la consulenza del pm, viste le condizioni del corpo ben conservato, l’assenza di insulti da parte di animali o del clima invernale... Per noi la salma non è rimasta lì. E questo è funzionale alla data della morte. La nostra consulente, la dottoressa Noemi Procopio, arriva a due ipotesi: decesso il giorno prima del ritrovamento o quando Liliana è scomparsa, ma in questo caso solo se congelata". E la causa di morte? "Siamo tutti d’accordo, è stata un’asfissia. Ma provocata come? Tra gli scenari prospettati da Cattaneo c’è la manovra chokehold, l’avambraccio che comprime il collo. Noi la contestiamo fortemente: dove sono, ad esempio, le petecchie?".
Le domande dell’amico Fulvio
Nemmeno Fulvio Covalero, amico di gioventù di Lilly, crede che il corpo sia rimasto qui per 22 giorni. Ripensa: "A dicembre 2021 avevo scritto su Facebook che sarei venuto qua, vicino alla chiesetta abbandonata, a cercare il corpo di Liliana. Poi ho comunicato che non l'avevo trovata. E per tutti quei giorni avevo continuato a ripetere che non sopportavo l'idea che il cadavere venisse trovato in un bosco, abbandonato come spazzatura. Guarda caso Lilly è stata trovata a 50 metri da dove l'avevo cercata, imbustata in due sacchi da rifiuti, inutili, senza senso". Si guarda attorno, in questo pezzo di boschetto tra la rete e la scarpata. Conclude: "Questo posto non è casuale. Qui c'è modo di farla trovare o di non farla trovare. Bastava farla rotolare giù".
