Liliana Resinovich ultime notizie: i tre esami chiave per risolvere il giallo di Trieste

Ecco le carte della procura. Che dopo quattro mesi e mezzo non ha archiviato il caso come suicidio

Trieste, 30 aprile 2022 - Liliana Resinovich, dopo 137 giorni il giallo di Trieste sembra ancora più ingarbugliato. Omicidio o suicidio? Per stabilirlo, la procura si gioca tre carte: il Dna vegetale, l’analisi sui due telefoni cellulari della vittima, l’esame del liquido contenuto nella bottiglietta che era accanto al cadavere, scoperto il 5 gennaio nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico. L’inchiesta - aperta a dicembre per sequestro di persona - è tuttora senza indagati. Ma andiamo con ordine.

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Liliana Resinovich

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Dna vegetale

Si cerca ancora, sotto le suole delle scarpe di Lilly. Ma che cosa si intende per Dna vegetale? È l’identificazione della pianta o del gruppo di piante attraverso il Dna. Per ora i risultati sono parziali. Ha scritto il 27 aprile la procura: “Sembra plausibile che il materiale aderente alle scarpe, in particolare quello della scarpa destra, sia stato raccolto dalla Resinovich Liliana sul lastricato pedonale che costeggia l’ultimo trafto di vie Weiss prima dell’imbocco al sito di ritrovamento. Dirimente la presenza di una samara di acero aderente alla parte anteriore della suola, che per aderire deve essere stata calpestata su una superficie rigida, come ad esempio quella della pietra del camminamento a fianco di via Weiss. Così vale per altri frammenti dei reperti, come l’ala del frutto di tiglio”. Anche se “elementi di incertezza sono legati al cattivo stato di conservazione di alcuni frammenti vegetali, che tolti dalla scarpa sono stati messi in una provetta umida, e non hanno mantenuto la forma originale”. Per questo “ulteriore conferma potrebbe essere ricercata con l’utilizzo di tecniche molecolari (DNA vegetale) per stabilire con maggior confidenza l’attribuzione alle specie presenti in loco”.

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

Per semplificsre: il Dna funziona come un codice a barre, per le specie. Il suolo è una matrice complessa, c’è una componente inorganica, fatta da granelli di sabbia, matrici di sasso, e poi c’è la parte biologica, frammennti di piante o animali. Quindi la prova del Dna vegetale servirà a confrontare i frammenti di piante rinvenuti sulle suole delle scarpe con quelli presenti sul terreno. 

Il liquido in bottiglia

Sarà analizzato anche il liquido contenuto in una bottiglietta di plastica trovata accanto al cadavere nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico. L’11 febbraio la Scientifica di Milano aveva avviato accertamenti tecnici non ripetibili di natura biologica sui reperti sequestrati, tra questi anche un guanto nero, un mazzo di chiavi - di scorta, non quelle che Lilly usava abitualmente, contrassegnate da una L blu- , e ancora un cordino, una mascherina chirurgica, i sacchetti di plastica che avvolgevano il corpo e quelli che chiudevano la testa, con lo spago.

Telefoni cellulari

Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope e avvocato di Sergio Resinovich, fratello di Liliana, si aspetta di capire molte cose dall’analisi dei due cellulari della vittima. “Finalmente entriamo in questi telefoni  - ha dichiarato il legale a Chi l’ha visto? - . Vediamo con chi chattava Liliana, cosa c’è nella memoria, se sono stati cancellati dei dati, se ci sono navigazioni particolari. Cosa importante, i cellulari ci possono descrivere gli ultimi giorni, il modo di vivere, le relazioni”.

La perizia dopo 4 mesi e mezzo

I consulenti hanno appena iniziato il loro lavoro. Di sicuro, la storia è tormentata. I 2 telefoni vengono mostrati per la prima volta il 22 dicembre dalla trasmissione Chi l’ha visto? dall'inviato, ospite di Sebastiano Visintin, marito di Liliana. Sono passati otto giorni dalla scomparsa di Lilly ma i suoi telefoni sono lì, in casa. In un’intervista il fratello Sergio non si raccapezza: perché la sorella sarebbe uscita senza i telefoni, visto che aveva anche il Green pass?

Resta un dato di fatto: i cellulari – un iPhone nero della Apple modello XS Max con cover di colore azzurro e un Samsung Galaxy - verranno sequestrati dalla polizia solo il 23 dicembre, 9 giorni dopo la scomparsa della 63enne. Il 27 aprile la procura di Trieste conferisce l’incarico a un perito, “dovendo procedere ad accertamento tecnico non ripetibile relativo effettuare l’analisi dei telefoni cellulari di Resinovich Liliana”. Che è scomparsa 4 mesi e mezzo prima.

L'autopsia psicologica

La carta di riserva è l'autopsia psicologica. Ci sta lavorando Gabriella Marano. Che scrive di Lilly: "Persona dignitosa, riservata, silenziosa, in equilibrio, che mal si attaglia con l’idea di un gesto estremo, realizzato, tra l’altro, con modalità eclatanti e rumorose. Lilly non aveva voglia di morire, anzi stava per andare verso una nuova stagione di vita. Ed è in mezzo a questi due fuochi che è custodito il grimaldello che aprirà le stanze della verità”. Spiega al telefono la professionista: “Dopo mesi di lavoro, mi sono convinta che non sia un suicidio". Anche se l'autopsia psicologica non è ancora conclusa, "aspettiamo di avere accesso agli atti dell'inchiesta. Per ora abbiamo sentito testimonianze di amici e parenti. E tutti ripetono: non era depressa. Si sentiva invece soffocata, nella relazione con il marito".