Giovedì 18 Aprile 2024

Liliana Resinovich ultime notizie: un anno di misteri e la decisione della procura

La 63enne trovata morta in un parco il 5 gennaio sparì da casa la mattina del 14 dicembre 2021. L'ultima testimone a vederla viva: "Ecco cosa ricordo di quel giorno"

Trieste, 10 dicembre 2022 - Liliana Resinovich: il giallo di Trieste un anno dopo. Lilly, 63 anni, sposata con Sebastiano Visintin, sparì la mattina del 14 dicembre 2021, era un martedì. Venne trovata morta il 5 gennaio nel parco dell'ex ospedale psichiatrico, a nemmeno 2 chilometri da casa sua. Il corpo steso in un boschetto, avvolto in due sacchi neri da spazzatura, la testa chiusa in due buste di plastica, un cordino non troppo stretto attorno alla gola. Omicidio? Suicidio? E se davvero è morta - come ha stabilito la consulenza tecnica chiesta dalla procura - 48 prima di essere ritrovata, dove è stata per 20 giorni?

Liliana Resinovich: l'ultimo viaggio nelle carte della procura. Le ore prima di morire

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Un mistero lungo un anno

Quella mattina, dopo aver fatto colazione e aver avviato una lavatrice presto, Liliana è uscita. Con sé, quando l'hanno trovata, non aveva i due cellulari e nemmeno la fede, poi ritrovati a casa. Lilly ha lasciato l'appartamento al piano terra di quel condominio in salita, in un quartiere popolare di Trieste, con il cortile e il posto auto proprio davanti alla finestra, da dove si vede un pezzo di città. E da quel momento è diventata un mistero.

Gli scenari possibili

Le domande per ora restano senza risposta. Mentre si attende di sapere quel che deciderà la procura di Trieste. Sono possibili tre strade: l'archiviazione, una proroga delle indagini o l'iscrizione di qualcuno nel registro degli indagati. Perché ad oggi il fascicolo - per sequestro di persona - è sempre contro ignoti.

Claudio Sterpin e Sebastiano Visintin

Negli ultimi giorni sono stati risentiti dagli investigatori il marito di Lilly, Sebastiano, e Claudio Sterpin, 82 anni, l'amico speciale della 63enne che fin dall'inizio ha sempre raccontato: lei voleva rifarsi una vita con me. E sono stati mesi di scintille, tra i due uomini. 

"Si dicono tante cose, lei non può più difendersi"

L'ultima persona a vedere viva Liliana Resinovich, secondo quello che hanno ricostruito le indagini, è stata Iva, la fruttivendola di via San Cilino. Negozio proprio sulla strada dell'ultimo viaggio di quella mattina, tra la casa e il bosco del ritrovamento. "Sono andata in Questura, ho raccontato tutto", ripete anche oggi al telefono la commerciante. Scolpito nella memoria il volto di quella che per lei era una cliente gentile, "agitato, preoccupato per qualcosa. Ricordarla provoca una grande tristezza. Anche perché si dicono e si scrivono tante cose ma lei non si può più difendere". Confida: non si sarebbe mai immaginata che sarebbe finita così, "chi poteva pensare in quei giorni che sarebbe stata trovata morta? Mi chiedo se si arriverà mai a capire cos'è successo davvero. E soprattutto non trovo risposte a quella domanda, dov'è rimasta per 20 giorni, se davvero la morte risale al 3 gennaio?".

I consulenti della procura e la tumefazione a una palpebra

I documenti depositati in procura - come la consulenza tecnica - mantengono la barra sul suicidio. Perché, è stata scritto, non sono stati trovati segni "che possano essere riferibili a violenza per mano altrui o comunque chiaramente riferibili a un delitto". Anche se resta da chiarire quel passaggio sulla tumefazione alla palpebra destra. Un elemento che per il fratello Sergio accredita invece la pista dell'aggressione fisica. Ecco, alla scadenza di quest'anno fitto di misteri - e di qualche pista forse fantasiosa - per un giallo che ha tenuto l'Italia con il fiato sospeso, viene da chiedersi: chissà cosa avrebbe pensato Lilly - così  schiva e riservata, appassionata ciclista e amante dei viaggi - di tutta questa attenzione che ha frugato nella sua vita privata. Senza troppi complimenti.

Liliana Resinovich
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