Liliana Resinovich ultime notizie, perché la fede nuziale è così importante

Il particolare nella consulenza della procura e l'analisi della criminologa

Trieste, 31 agosto 2022 - Liliana Resinovich, nel giallo di Trieste rientra tra le ultime notizie la fede nuziale. Un dettaglio di cui si parla dopo l’orologio trovato al polso sbagliato, quello sinistro, come ha rilevato l’avvocato Gentile, che assiste il fratello della vittima, Sergio. Anche il marito di Lilly, Sebastiano Visintin, conferma quel dettaglio. Ma torniamo all’anello. Simbolo di vita matrimoniale, la stessa che in questi otto mesi è stata vivisezionata e passata sotto i riflettori. Mentre dalla procura continua la linea del massimo riserbo, ecco perché quello della fede nuziale è un dettaglio importante, secondo lo staff investigativo messo in campo da Sergio Resinovich.

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La fede nuziale e i dubbi di Gabriella Marano

Come noto, la sessantatreenne non portava la fede al dito quando è stata ritrovata cadavere, il 5 gennaio, nel parco dell’ex ospedale psichiatrico. Era sparita da casa la mattina del 14 dicembre. E allora perché quel particolare è così importante? Sono due visioni di parte che si confrontano quelle dei consulenti della procura e quella di Gabriella Marano, la criminologa nello staff del fratello da sempre convinto che Liliana sia stata uccisa. Vale la pena seguire il ragionamento che si addentra nelle parole della consulenza richiesta dalla procura e le rovescia. La conclusione di quelle 50 pagine, infatti, porta all'ipotesi suicidio. E fissa la data della morte al 2-3 gennaio.

"I segni sull'anulare"

Osserva la dottoressa Marano: “Tra i tanti vi è un dato nella consulenza che, se analizzato in modo sereno e approfondito, ci dice che la morte è avvenuta il giorno stesso della scomparsa: il medico incaricato dalla procura descrive infatti che sull’anulare della mano sinistra, prima falange, è possibile rinvenire un’area depressa con ogni probabilità causata dal fatto che la donna indossasse un anello (la fede) che, come successivamente acquisito, il giorno della sua scomparsa la donna avrebbe lasciato a casa. Tale dato, ricorrendo ad una massima di esperienza e ad una sperimentazione di natura empirica, ci dice in modo incontrovertibile che se Lilly fosse realmente rimasta in vita per ulteriori tre settimane, quell’area depressa non poteva essere presente, in quanto, ripetesi, attraverso una semplice prova empirica realizzata pure dalla scrivente, l’area depressa in parola, spontaneamente, in ragione della elasticità della pelle, si sarebbe risolta, magari lasciando solo una leggera discromia”. 

Autopsia psicologica

La criminologa ha firmato anche l’autopsia psicologica su Liliana Resinovich. E sulla base di quelle conclusioni torna ad escludere il suicidio. Questa volta portando a sostegno del ragionamento anche l’identikit fatto dal medico di famiglia, che parla di Lilly come di “una tranquillona”, esclude che fosse in uno stato depressivo e che assumesse farmaci.

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