Liliana Resinovich, l'amico Claudio Sterpin: "Ho fatto l'esame del Dna. Ora la verità"

L'82enne: "Nessun problema, un atto dovuto". Stesso test al marito di Lilly. Cosa può dire l'analisi sulle suole della vittima

Trieste, 18 marzo 2022 - Liliana Resinovich, il giallo di Trieste quasi cento giorni dopo. “Al puzzle mancano ancora tante tessere”, commenta al telefono Claudio Sterpin, 82 anni. Si è appena sottoposto alla prova del Dna. “Mi hanno chiamato in questura, ho accettato. Sono assolutamente tranquillo, è stato un atto dovuto”, spiega. Prima di lui stesso prelievo per Sebastiano Visintin, marito di Lilly.

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Liliana Resinovich
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Il cordino

Il Dna della 63enne - scomparsa il 14 dicembre e ritrovata morta nel parco dell'ex ospedale psichiatrico il 5 gennaio - sarebbe stato trovato sugli oggetti rinvenuti accanto al cadavere dagli investigatori della Scientifica. Dunque sui sacchi neri da rifiuti che avvolgevano il corpo, rannicchiato in posizione fetale. Poi anche su una bottiglia di plastica con del liquido e su un cordino, usato per chiudere attorno alla testa due buste di plastica della spesa. 

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Il luogo, le ipotesi e gli esami botanici

Mentre l'indagine aperta in procura non ha ancora sciolto il nodo e resta sospesa tra omicidio o suicidio, altri dettagli utili all'inchiesta potranno arrivare da quel che è stato trovato sulla suola delle scarpe. Un particolare decisivo per capire se Lilly sia arrivata da sola, a piedi, in quel boschetto, tra rifiuti e tracce di bivacchi, o se piuttosto sia stata portata lì da qualcuno. Qualcuno che potrebbe averla uccisa.

"Non credo al suicidio"

"Continuo a pensare che non si sia suicidata - ripete Sterpin -. Non vedo l'ora che venga fuori la verità, che quest'indagine sia conclusa. Continuerò a portarle le mie rose al cimitero. Prima le lasciavo nel bosco dov'è stata trovata". Resta il mistero. Gabriella Marano, criminologa, nella squadra di consulenti di Sergio Resinovich, fratello di Lilly, nella sua prima analisi che andrà a comporre una vera e propria autopsia psicologica scrive: "Dalle interviste effettuate emerge anche che la donna non aveva mai avuto comportamenti qualificabili come anomali e che non facesse uso di farmaci antidepressivi o similari, dato già consegnato agli inquirenti in sede di denuncia dallo stesso Sebastiano". Però ammette: "Tali informazioni, però, allo stato, in assenza dei fondamentali dati provenienti dalla medicina legale e dagli altri accertamenti tecnici in corso, non consentono di poter formulare proprie valutazioni in ordine alle possibili cause che hanno determinato la morte della Resinovich".

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