Cohousing, Lidia Ravera: "La vecchiaia non esiste, è un terzo tempo"

La scrittrice: basta con gli stereotipi, gli over hanno voglia di divertirsi

Lidia Ravera (Ansa)

Lidia Ravera (Ansa)

Roma, 28 gennaio 2019 - «La vecchiaia non è più l’anticamera della morte. È piuttosto un terzo tempo, la terza parte della vita». Parola di Lidia Ravera, 67 anni, giornalista e scrittrice, che sul tema degli ‘over’ ha creato una trilogia di successo per Bompiani: Piangi pure, Gli scaduti e, appunto, Terzo Tempo.

Il cohousing si sta sempre più diffondendo tra gli anziani. Crede sia un modello vincente? «Direi un’alternativa obbligata. Gli anziani non sono più quelli di una volta: a 65-70 anni si ha ancora una lunga aspettativa di vita. Le categorie del passato basate sulle fasce d’età vecchiaia-gioventù non esistono più...».

Rottameremo anche le case di riposo? «Gli anziani ora preferiscono organizzarsi e andare a vivere con amici o persone che sentono affini. Hanno ancora voglia di divertirsi, di un’atmosfera più vivace».

Le famiglie allargate con genitori, nonni, figli e nipoti che fine hanno fatto? «Non ci sono più. Gli anziani non vogliono più pesare sui figli. Cercano altre strade».

Nel suo ultimo libro, ‘Terzo tempo’, lei immagina una comune di anziani sul modello degli anni ’70. Un’invenzione letteraria? O un’esperienza vissuta e da consigliare? «Solo un’invenzione... ma potrebbe effettivamente essere piacevole condividere la terza parte della vita con qualcuno che si stima e con cui ci si trova bene».

Insomma, la comune nuovo modello di cohousing... «La comune è qualcosa di più: è la condivisione di un progetto per vivere bene gli ultimi vent’anni che ci restano. E, per farlo, si scelgono le persone giuste. Un po’ come quando si decide di partire per un viaggio in barca. Si salpa con sette, otto, dieci persone: un equipaggio coeso e forte in grado di affrontare bonaccia e tempesta».

Il terzo tempo, quindi, ha anche i suoi vantaggi? «Sì, se sei in salute. Anzi dirò di più: la terza parte della vita può essere anche in discesa. Bisogna togliersi di dosso l’odore di muffa che si associa, sbagliando, alla vecchiaia. Basta stereotipi e anziano-fobia: la vecchiaia non esiste. Esiste chi ha più passato e meno futuro. Non dimentichiamo, poi, che a questa età sei più intelligente e quindi sbagli meno, fai meno errori. Infine, aspetto non da poco: sai chi sei, hai una personalità definita, e questo è davvero molto rassicurante».

Parlate anche di questo ai Senior Caffè che lei ha creato a Roma? «Siamo venti donne dai 60 in su, c’è anche un’ottantenne. Ci incontriamo alla Casa internazionale delle donne di Roma dove beviamo, mangiamo pasticcini e parliamo. Uno scambio di parole e pensieri che ha avuto molto successo. Per questo i Senior caffè sono arrivati anche a Milano».