Lidia Macchi, la madre: 35 anni senza pace. "Trovate il killer prima che io muoia"

La 21enne ammazzata a Varese nel 1987, l’unico imputato Binda assolto. "Voleva incontrarmi? Mai visto". Strazio e rabbia della donna: indagini fallimentari, il dna dell’assassino e altri reperti sono stati distrutti

La studentessa Lidia Macchi, aveva 21 anni

La studentessa Lidia Macchi, aveva 21 anni

Trentacinque anni. Un mistero infinito. Una verità sfuggita, una giustizia negata. Per una donna sono stati trentacinque anni accompagnata dal più atroce, il più innaturale dei dolori: quello di un genitore costretto a sopravvivere a un figlio. Un figlio assassinato. Paolina Bettoni, 80 anni il prossimo aprile, è la madre di Lidia Macchi, la studentessa di Varese massacrata con ventinove coltellate la sera del 5 gennaio 1987, al Sass Pinì di Cittiglio, una collinetta squallida e solitaria che accoglie tossici, prostitute, discariche abusive. Enigma inestricabile. Omicidio senza un colpevole. Il 27 gennaio di un anno fa la Cassazione ha reso definitiva l’assoluzione con formula piena di Stefano Binda, oggi 54 anni, una laurea in filosofia, per due anni compagno di liceo classico di Lidia e come lei militante di Comunione e Liberazione. Dice mamma Paolina: "Trentacinque anni sono trentacinque anni. Il mio dolore più grande è di non sapere cosa è successo e chi è stato. Da allora non smetto di tormentarmi. E ci devo convivere".

Migration

Una speranza? "Ne ho una. Spero, prima di morire, di sapere chi è stato. Mi rendo conto che è impossibile, se non sarà questa persona a farsi viva. Se non lo farà, vorrà dire che non ha un cuore, non ha un’anima. Uno che ha commesso una cosa simile non può avere né cuore né anima. Ma spero, spero sempre. Mi basterebbe una segnalazione anonima. Chiunque sia stato. E per lui spero che, quando verrà il suo momento, il Signore lo perdoni".

Con il lutto, con lo strazio, cosa è cambiato nella vostra vita? "La morte di Lidia ha cambiato la vita di tutta la famiglia. Nello stesso tempo ci ha uniti ancora di più. Io, mia figlia Stefania, mio figlio Alberto siamo l’uno per l’altro. Sento l’affetto, la solidarietà della gente. Tutti quelli che incontro, mi dicono che non è andata giù che non abbiano trovato il colpevole".

Cosa ricorda di quella sera di gennaio? "Sono 35 anni che mi scervello pensandoci e pensando a tutte quelle circostanze che non hanno una spiegazione. La sua amica Paola (Paola Bonari, ndr ) ha avuto un incidente e Lidia va a trovarla in ospedale a Cittiglio. Noi torniamo dalla montagna. Lidia ha l’auto in riparazione e il papà le presta la sua. Mio marito deve accompagnare mia nipote, altrimenti accompagnerebbe Lidia, come sempre. Stefania non doveva andare in montagna e invece ci è andata".

Dopo l’assoluzione finale, Stefano Binda ha espresso il desiderio di incontrarla. "Non l’ho visto".

Lungaggini. Reperti distrutti o spariti. Ombre. Sospetti. Un magistrato sanzionato dal Csm. Nei trentacinque anni trascorsi c’è stato anche tutto questo. "È andata così, a carte quarantotto. Se avessero conservato le provette con il liquido seminale dell’assassino, oggi avremmo il suo Dna. Di Lidia non mi è ritornato niente, i vestiti, gli stivali nuovi. Era stato il regalo del papà per il suo ultimo Natale e lei ci teneva tanto. Quando mio marito Giorgio andava a chiedere notizie sulle indagini gli rispondevano che stavano lavorando, che c’era il segreto istruttorio. Lidia ha fatto riaprire tutto, anche se alla fine non è successo niente. Ma Lidia ha vinto comunque".

Quando viene strappata alla vita, Lidia Macchi sta per compiere ventun anni. Ha due fratelli: Stefania ha 18 anni, Alberto 10 mesi. Lidia studia al secondo anno di giurisprudenza alla Cattolica. A Milano divide un appartamento con Paola Bonari e altre tre amiche. È capo scout. Attiva in Comunione e Liberazione, è in corrispondenza epistolare col fondatore don Luigi Giussani. Una piccola autorità nell’ambiente giovanile, una personalità che già gode di un notevole carisma personale, una promessa nel mondo ciellino. "Torno per cena", promette ai genitori uscendo nel primo pomeriggio. Non tornerà mai più.