Martedì 23 Aprile 2024

Licio Gelli, ecco cos'era la P2

E' morto Licio Gelli, burattinaio dell'Italia anni '70. Ma cos'era la loggia P2? La storia e i guai giudiziari

Licio Gelli in una foto del 1997 (Ansa)

Licio Gelli in una foto del 1997 (Ansa)

Roma, 16 dicembre 2015 - E' morto Licio Gelli. Protagonista di un periodo della storia d'Italia particolarmente complesso, l'ex Maestro 'venerabile' della loggia massonica P2 porta con sè nella tomba alcuni dei segreti più torbidi d'Italia. Destinati, salvo colpi di scena, a restare tali. A capo di Propaganda 2, sconfessata solo dopo lo scoppio dello scandalo dal Grande Oriente, Gelli era riuscito infatti a tessere una trama di relazioni internazionali e nazionali che ne hanno fatto a lungo il "burattinaio" occulto del Paese.

Cos'era la P2? Quale fu il coinvolgimento diretto di Gelli? Qui un viaggio nell'altra Italia.

LA P2 - Nato a Pistoia il 21 aprile del 1919, Gelli aveva creato con la P2 nel corso degli anni '70. Un centro di potere diffuso, tentacolare, di cui, si scoprì, facevano parte alti vertici delle forze armate, dei servizi segreti, politici, imprenditori e giornalisti. La P2 è stata chiamata in causa in tutti i più grandi scandali della storia d'Italia. Dal tentato golpe del principe Borghese, il crack Sindona, il caso Calvi, il controllo del Corriere della Sera (Bruno Tassan Din, direttore generale della Rizzoli aveva la tessera 534). L'Italia scoprì l'esistenza di una sorta di Stato parallelo allignato dentro e dietro quello ufficiale il 17 marzo 1981 quando gli allora giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell'ambito di un'inchiesta sul finto rapimento del finanziere Michele Sindona, fecero perquisire Villa Wanda e la fabbrica di sua proprietà - Giole - sempre a Castiglion Fibocchi, subito a nord di Arezzo.

LA LISTA - Qui venne scoperta una lunga lista di alti ufficiali delle forze armate e di 'grand commis' aderenti alla P2 resa pubblica dall'allora presidente del Consiglio Giovanni Spadolini il 21 maggio 1981. La lista includeva 962 nomi tra cui anche l'intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, 2 ministri (Gaetano Stammati e Paolo Foschi, entrambi Dc), 44 parlamentari, 12 generali dei Carabinieri, 5 della Guardia di Finanza, 22 dell'Esercito, 4 dell'Aeronautica e 8 ammiragli. Imprenditori come Silvio Berlusconi, giornalisti come Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo e Vittorio Emanuele di Savoia.

LA FUGA - Nel maggio del 1981 Gelli è già irreperibile. Scappò in Svizzera dove fu arrestato nel 1982 e rinchiuso nel carcere di Champ Dollon da cui, nel suo stile, misteriosamente riuscì a scappare, l'anno dopo, ad agosto del 1983. Trovò rifugio in Sudamerica dove resto a lungo tra Venezuela e Argentina prima di costituirsi nel 1987, però sempre a Ginevra. Solo nel febbraio del 1988 venne estradato in Italia ma resta in carcere pochi giorni: ad aprile ottiene la libertà provvisoria per motivi di salute.

I GUAI GIUDIZIARI - Licio Gelli è stato condannato - scrive l'Agi -, tra l'altro, a 12 anni per il crack del Banco Ambrosiano di Calvi; calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola; calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage alla stazione di Bologna, vicenda per cui è stato condannato a 10 anni. Nel corso della sua movimentata storia Gelli aveva coltivato buoni rapporti con i militari golpisti argentini che nel 1976 avevano deposto Isabelita Peron: il generale Roberto Eduardo Viola e l'ammiraglio Emilio Massera. Si è spesso parlato di suoi legami con la Cia, mai provati, o quanto meno con personaggi legati indirettamente a Langley come lo storico conservatore Michael Ledeen. 

IL RITIRO - Dopo essere stato detenuto in Svizzera e Francia, Licio Gelli ha vissuto a Castiglion Fibocchi, a nord di Arezzo, a Villa Wanda, sequestrata il 10 ottobre 2013 dalla Guardia di Finanza per frode fiscale (17 milioni di euro). Dopo varie aste andate deserte è stata affidata a Licio Gelli come custode giudiziario. Qui dal 2001 Gelli viveva in detenzione domiciliare dove ha scontato la pena di 12 anni per la bancarotta fraudolenta dell'Ambrosiano. La morte il 15 dicembre del 2015.