"Liberi dal gas russo? Ci vorranno tre anni"

Il ministro Cingolani al Senato illustra le misure che ha in mente il governo "Rialzi ingiustificati, spero si raggiunga un accordo europeo sul tetto ai prezzi"

Migration

di Elena G. Polidori

ROMA

"Il problema è la grande speculazione". Il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, qualche giorno fa aveva causato un certo scompiglio parlando di "colossale truffa" sui prezzi dell’energia e "aumenti ingiustificati" senza chiarire chi fossero gli indiziati, né se si riferisse anche ai rincari della benzina. Quindi ieri, in audizione al Senato, ha dato qualche chiarimento sul meccanismo responsabile dell’impazzimento del mercato, che nulla ha a che vedere con la guerra in Ucraina. Ma ha lasciato fuori dall’analisi il ruolo dei maggiori gruppi importatori di gas, che lucrano sulla differenza tra i bassi prezzi previsti dai contratti pluriennali in base ai quali si approvvigionano e gli altissimi prezzi spot (quelli che valgono in quel determinato momento) incassati dai grossisti a cui rivendono la materia prima.

Insomma, mentre nel governo italiano si discute sulle misure per calmierare l’impennata dei prezzi di gas e benzina (il Cdm sul tema è previsto per domani), il governo tedesco ha approvato un accordo bilaterale fra Italia e Germania, intesa che vincola gli Stati a soccorrersi in caso di estrema difficoltà nei rifornimenti. Ma è pronto, comunque, il "piano B" a cui sta lavorando il governo per far fronte alla crisi causata dalla guerra. Per essere completamente indipendenti dal gas russo (di cui acquistiamo 29 miliardi di metri cubi l’anno), dice il ministro, ci vorranno 3 anni. Nel frattempo, è previsto un aumento di import da Qatar, Algeria, Angola, Congo, Paesi produttori dove il governo ha recentemente compiuto missioni.

In particolare, si lavora per "l’incremento delle importazioni di gas algerino, dell’import sull’infrastruttura Trans adriatic pipeline (TAP) che si può aumentare di 1,5 miliardi di metri cubi all’anno in tempi abbastanza rapidi – ha spiegato Cingolani – a patto di avere volumi aggiuntivi dall’Azerbaigian". C’è di più: nell’immediato si prevederà una riduzione del prezzo di benzina e gasolio con un’accisa mobile che utilizzi i maggiori incassi Iva dovuti agli aumenti dei prezzi. L’Europa, sottolinea Cingolani, paga un miliardo di euro al giorno alla Russia. Un dato che in questo periodo di conflitto "non ha solo un’implicazione energetica".

Nel frattempo si potrebbero utilizzare "i terminali italiani anche nei periodi dell’anno in cui non sono usati – ha chiarito Cingolani – con un incremento di circa 6 miliardi di metri cubi l’anno".

Qualche conto: a parità di quantità di gas importato dalla Russia oggi il costo è di 1,5 euro al metro cubo; un anno fa di questi tempi era a 30 centesimi. "Questo mette tutti in ginocchio – ha concluso Cingolani – non sappiamo perché debba costare così tanto, è un aumento ingiustificato che dipende da "certi hub che non producono, ma fanno solo transazioni" citando il Title transfer facility (Ttf), e il punto di scambio virtuale (Psv) ad esso agganciato. È lì che il prezzo, nel gioco della domanda e dell’offerta, si gonfia. Il ministro ha auspicato infine che a livello europeo si raggiunga un accordo su un tetto ai prezzi del gas all’ingrosso.