"L’ho uccisa per quella foto al pub". La confessione dello stalker assassino

Omicidio Reggio Emilia: dopo le denunce della ragazza, era stato arrestato due volte. Aveva patteggiato ed era tornato libero da poco

Il corpo di Cecilia Loayza, uccisa dall'ex

Il corpo di Cecilia Loayza, uccisa dall'ex

Aveva giurato che non l’avrebbe più infastidita. L’avevano arrestato dopo aver violato un divieto di avvicinamento. Era stato due giorni a vagabondare nel palazzo della sua ex, che in precedenza aveva minacciato con un coltello. Al giudice l’aveva promesso solennemente: "Chiedo scusa per quello che ho fatto, ma ero molto legato a questa donna".

Il solito locale, i miei amici e lei. Vi racconto le ultime ore di Cecilia

E invece Mirko Genco, 24 anni – un venditore porta a porta d’origini parmigiane, figlio di una donna ammazzata dal compagno – alla fine ha ucciso l’ex fidanzata. Ha tagliato la gola a Juana Cecilia Hazana Loayza – 34 anni, peruviana, mamma di un bimbo di poco più di un anno – l’altra notte, in un parco della prima periferia di Reggio Emilia, non lontano dal punto in cui, 25 anni fa, una ragazza di 17 anni venne accoltellata a morte dal fidanzatino geloso. Interrogato per ore dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, Genco ha ammesso le sue responsabilità. L’ha uccisa per una foto appena pubblicata sul web. Il quarto femminicidio in regione in pochi giorni.

Mirko e Cecilia avevano avuto una storia di sei mesi. Poi – alla fine di agosto – la donna, che viveva con la mamma e il piccolo, aveva deciso di troncare il rapporto con questo ragazzo. Lei solare, sorridente, pronta ad aiutare il prossimo, capace di mantenere un rapporto di stima reciproca anche con l’ex marito (e padre del bimbo). Mirko, nonostante quel viso da buono, era di un’altra pasta. Si era rivelato ombroso, possessivo. Alle spalle aveva una storia familiare terribile: la sua mamma era stata vittima di un femminicidio. L’ex convivente l’aveva stordita e poi affogata. Mirko, con i suoi fantasmi, era stato cresciuto dalla nonna, con la quale viveva.

L’altra sera Cecilia è in compagnia di amici. Va in un pub, poi in un ristorante messicano. Il suo telefono trilla in continuazione: è Mirko che non si dà pace. Alla fine – in base a quanto ricostruito dagli inquirenti – decide di dare ancora una volta udienza all’ex fidanzato. Sono quasi le due di notte. Lui si offre di accompagnarla a casa, un quarto d’ora a piedi.

Cecilia, in genere, per raggiungere la sua abitazione passa per il parco dell’ex Polveriera. A pochi metri da casa – lontano da telecamere e testimoni – scatta l’aggressione. L’uomo cerca di strangolarla, Cecilia perde i sensi. A quel punto Mirko le avrebbe preso le chiavi, sarebbe salito nell’appartamento – in quel palazzo in cui i condomini avevano ricevuto l’ordine di non aprirgli più il portone – e, armato di coltello, avrebbe colpito la donna alla gola. Buttata l’arma a terra, la fuga.

Ieri mattina è stata un’altra giovane sudamericana ad accorgersi di qualcosa di strano. L’aria immobile, silenziosa, della sua casa – affacciata sul parco – era attraversata da una vibrazione: un telefonino. La donna ha percorso qualche passo ed ha scoperto l’orrore, la morte di una giovane dai lunghi capelli bruni sulle foglie, sotto casa. Così è scattato l’allarme. I carabinieri – e il pm Pantani – hanno subito indirizzato le indagini verso quel ragazzo rancoroso, che il 4 di novembre aveva ottenuto la revoca degli arresti domiciliari a patto che intraprendesse un corso di recupero dell’Ausl. Mirko, quando arrivano i carabinieri, sta facendo il suo lavoro di venditore. Qualche ora dopo, crolla e confessa: a fargli perdere la testa erano state le immagini, diffuse sui social, delle risate di Cecilia, in compagnia d’altre persone.