Hanno impiegato 13 ore gli agenti dell’Fbi a perquisire la casa di Joe Biden in Delaware e anche che la residenza al mare del presidente degli Stati Uniti, dove hanno rintracciato altri sei documenti ritenuti top secret.
È stato lo spesso presidente Biden ad aprire loro la porta dicendo "vedete se trovate altre cose che noi non siamo riusciti a trovare…". Gli agenti le hanno trovate e la polemica si allarga. Biden ha sempre dichiarato di non essere a conoscenza della presenza delle carte riservate e di fatto si sta esponendo a un devastante danno d’immagine perché è scattato immediatamente il parallelo con la cattiva e analoga condotta del predecessore Donald Trump.
La differenza fondamentale è che Biden e i suoi avvocati stanno collaborando e hanno invitato il ministero della giustizia e l’Fbi a eseguire tutte le perquisizioni senza opporsi come invece aveva fatto il team legale di Trump. Il danno politico però può diventare rilevante soprattutto perché lo staff della Casa Bianca ha ritardato nel rivelare al pubblico che erano stati rintracciati 12 documenti top secret, non solo negli ex uffici di Biden a Washington (quando era vice presidente), ma anche nel garage della sua residenza nel Delaware dove erano finiti in scatoloni vicini ad una Crovette d’annata verde fiammante e infine un ultimo rivenuto a dicembre.
I sei dossier individuati venerdì potrebbero fare terminare le ricerche da parte del ministero della giustizia, ma non far cessare l’imbarazzo politico e mediatico al quale la Casa Bianca e lo stesso Biden si sono esposti. C’è chi sostiene che l’accelerazione nell’annuncio delle dimissioni da parte del Ron Klain, il potente capo di gabinetto del presidente, custode di tutti i suoi comportamenti e dei messaggi pubblici che Biden trasmette alla nazione, possa essere proprio dovuta alla pessima gestione della comunicazione su questa scottante vicenda.