Temù, l’ex vigilessa Laura Ziliani e il giallo dell’estate: "Uccisa per motivi economici"

Brescia: i dissidi in famiglia e le due figlie indagate per omicidio. Il corpo ritrovato: domani l’esito del Dna

Laura Ziliani

Laura Ziliani

Il mistero di quel sorriso annegato in un giallo lungo tre mesi e 2.500 chilometri. Temù, pittoresco borgo dell’alta Valle Camonica, a pochi passi da Ponte di Legno e dall’Adamello. La telefonata ai carabinieri arriva attorno alle 13 dell’8 maggio, un sabato. La preoccupata voce femminile è quella di una delle figlie di Laura Ziliani. La madre, con cui aveva appuntamento per andare all’isola ecologica, non si è presentata nella casa in vicolo Ballardini, a Temù. La donna scomparsa porta gagliardamente le sue 55 primavere. È impiegata allo sportello unico delle imprese del Comune di Roncadelle. È vedova: il marito è morto nel 2012, travolto da una valanga. Tre le figlie: Silvia, Lucia e Paola. Vigilessa a Temù fino a pochi anni prima, Laura Ziliani è tornata ad abitare a Brescia, dove è nata, con la seconda figlia. Il legame con le montagne è rimasto. Laura ci tornava quasi ogni settimana per fare trekking, issarsi in alta quota, immergersi nella natura. Una donna serena, che confessava quella che chiamava "seconda giovinezza", anche per la presenza di un compagno.

Tutto stride con un gesto estremo. Le ricerche sono immediate, imponenti. Si dipartono dalla casa di Temù e dal campo base allestito in paese. Le coordina Pino Mazzucchelli del Soccorso Alpino, che conosce i posti a menadito. La figlia maggiore e la minore sono in prima linea, affiancate da una cinquantina di tecnici del Soccorso alpino, dai vigili del fuoco, dai soccorritori della Guardia di Finanza, dalla Protezione Civile.

Un filo esilissimo quando una ragazza riferisce di avere avvistato l’ex vigilessa sulla sterrata che porta in località Gario, sopra Villa Dalegno. Otto giorni di ricerche prima della sospensione come da protocollo. Sono 2.500 i chilometri di tracce gps segnate per scandagliare il territorio. Battute la Val Canè, la Valle delle Messi, la Val d’Avio, la conca Casola. Dragata la diga Edison.

Evapora la pista delle tracce fiutate dai cani molecolari lungo un sentiero in direzione di Ponte di Legno. Il bacino dell’Edison è stato svuotato e il fiume Oglio passato palmo a palmo. La speranza è un lumicino che si accende il 25 maggio. Un residente della zona ritrova nei pressi del torrente Fiumeclo una scarpa marca Salomon, con la tomaia bucata. Una delle figlie della Ziliani la riconosce. Si torna a cercare lungo l’asta del Fiumeclo, già inutilmente dragato. È il 28 giugno, a 51 giorni dalla sparizione.

La notizia è deflagrante e insieme raggelante. Due delle tre figlie di Laura Ziliani (la maggiore, 27 anni, e la minore, 19 anni) sono state iscritte nel registro degli indagati della procura di Brescia per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Stessa sorte per Mirto, il fidanzato della primogenita. Il pm Caty Bressanelli mette sotto sequestro l’abitazione di Temù dove vive la figlia maggiore. Si parla di incongruenze nei racconti. Si sussurra di contrasti di natura economica legati anche al progetto di un b&b. Un nodo di interrogativi. Laura Ziliani è mai arrivata a Temù? Perché nessuna delle telecamere del paese l’ha ripresa nella mattinata di quel sabato?

E lo smartphone? Ha generato traffico fino alla serata di venerdì 7 maggio. Laura non se ne sarebbe separata in vista di una escursione sui monti. Invece è stato ritrovato in cantina, incastrato fra le scale e una panca. Fino a domenica, al ritrovamento, lungo la pista ciclabile di Temù, di un corpo macerato dall’acqua dell’Oglio, che lo ha dissepolto. Dall’esame del DNA, che sarà eseguito con l’autopsia in programma per domani, ci si aspetta la conferma definitiva: i resti sono quelli di Laura Ziliani. Addosso brandelli di indumenti, nessuno da montagna, l’intimo, forse una vestaglia. Come se le ultime ore di chi li portava fossero state di riposo o di un sonno molto, forse troppo, profondo.