Giovedì 25 Aprile 2024

L’ex premier: "Ho seguito gli esperti". FdI punta sulla commissione

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L’eco dell’inchiesta di Bergamo sulla zona rossa ad Alzano e Nembro e sul piano pandemico scuote la politica. Il tema del Covid, così, a tre anni dall’inizio della pandemia torna prepotentemente nel dibattito con i diretti chiamati in causa che, pur manifestando la piena disponibilità a collaborare alle indagini, difendono il proprio operato e la maggioranza, FdI in primis, che va in pressing sulla necessità di fare piena luce anche attraverso lo strumento della commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia. Anche se non manca chi nel centrodestra, come i centristi di Maurizio Lupi, bolla come "surreale", l’indagine bergamasca. "Ben vengano le verifiche", sottolinea l’ex premier Giuseppe Conte, che risulta tra gli indagati, puntualizzando che non si sottarrà alle richieste delle autorità giudiziarie ma ricordando anche come l’Italia abbia combattuto, per prima tra i Paesi occidentali un "virus invisibile", contro il quale "almeno per la parte iniziale" anche gli esperti non avevano certezze. "Ho seguito con umiltà" le loro indicazioni rivendica l’ex premier sottolineando come non ci fosse un vademecum per affrontarlo.

"Ho la coscienza pulita. Ho sempre agito nell’interesse esclusivo del Paese", rivendica anche l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, anche lui finito nelle carte dell’inchiesta. Mentre il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, va all’attacco spiegando di aver saputo dell’idagine a suo carico dagli organi di stampa. Intanto Andrea Crisanti, microbiologo all’Università di Padova e ora senatore del Pd, che ha firmato la maxi consulenza depositata ai pm di Bergamo, puntualizza che con l’inchiesta "è stata restituita agli italiani la verità su quelli che sono stati i processi decisionali che hanno portato a determinate scelte".