Giovedì 18 Aprile 2024

L’ex pivot come Bakayoko "Rilasciato dalla polizia solo perché sono famoso"

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Tre figli, due avuti con Paola una ragazza di Biella. Uno da un precedente rapporto con una ragazza americana. Due con la pelle chiara, uno con la pelle scura. Nel mezzo una pattuglia della polizia. E qui si scatena il problema per Joe Blair, oggi vice coach dei Wizards di Washignton e prima pivot a Biella, poi a Pesaro e quindi all’Olimpia Milano che accusa la polizia di razzismo. Perché davanti a una lavanderia di Pesaro, arriva una Pantera della polizia che si ferma e chiede i documenti. "Ma non proprio a tutti noi – racconta Blair in un video – perché uno dei miei figli non l’aveva e hanno detto che non c’era bisogno e così anche per l’altro mio figlio. A noi due, a me e a mio figlio Jourdyan, hanno chiesto i documenti subito".

Insomma un caso di discriminazione razziale. Tanto che l’ex giocatore aggiunge: "Non ho mai avuto questo tipo di problemi a Pesaro e mi dispiace tanto. Però così non si può. Nel mondo in cui viviamo non si possono fare più di queste cose". Blair ha mostrato agli agenti la patente, uno della pattuglia, appassionato di basket, lo ha riconosciuto. Blair racconta: "Ma tu sei l’ex giocatore? Va bene ti lasciamo andare. Ma se non fossi stato un ex giocatore? Se fossi stato solo una persona nera che gira per la città è un problema? Voglio crescere i miei figli in un mondo dove questa roba non esiste".

"Mi rincresce che il coach – dice il questore di Pesaro Raffaele Clemente – abbia avuto questa percezione. È evidente che questa è frutto del suo vissuto e della della sua sensibilità. Posso solo aggiungere, avendo sentito i miei uomini, che si è trattato di un controllo di polizia come se ne fanno tanti e tutti i giorni. Sono certo che da parte loro non vi sia stata maleducazione, tantomeno pregiudizio. Proprio il fatto che il poliziotto si sia ricordato del suo ruolo di giocatore in questa città mi fa pensare a un riconoscimento per il suo passato sportivo piuttosto che a un atteggiamento pregiudiziale".

Maurizio Gennari