Martedì 23 Aprile 2024

L’ex capo dei Gendarmi "Lo tradì uno di famiglia Ma era sereno, e perdonò"

Parla Domenico Giani, dal 2006 al 2013 a fianco di Benedetto XVI "E’ sempre stato una persona di grande fede anche nei momenti difficili"

Migration

di Pier Francesco

De Robertis

Per vent’anni con tre papi, tredici dei quali in primissima linea. Molti in giro per i cinque continenti. Domenico Giani a fianco di Benedetto XVI ha incontrato milioni di persone.

È passata nell’opinione pubblica l’idea di una papa, Benedetto, che non smuoveva le folle. Lei ha seguito decine e decine di viaggi apostolici, anche con Woytjla e Francesco. È così?

"Tutt’altro. Benedetto XVI aveva il suo stile, ma la gente c’era sempre. Tantissima. Specie all’inizio del pontificato la stampa non l’ha facilitato, descrivendolo come un papa austero e freddo. I suoi gesti però non erano diversi da quelli di Giovanni Paolo II".

Quando il papa viagga è sempre in pericolo. Lui come viveva questa situazione oggettiva?

"Con molta serenità. Mai una volta ha fatto trasparire ansie o disagi su questo aspetto. Si preoccupava che non accadesse niente alle persone che accorrevano, questo si. In Africa succede spesso che alla cerimonie pubbliche ci sia troppa calca e si creino pericoli. Ecco, il tratto caratteriale che più conservo di lui è, oltre la gentilezza, appunto la serenità. Ratzinger trasmetteva serenità a chi l’aveva a fianco".

Eppure momenti difficili non sono mancati. Il viaggio in Turchia dopo i fatti di Ratisbona...

"La macchina della sicurezza turca lavorò benissimo insieme a noi della gendarmeria, fu un viaggio accuratamente preparato e non ci furono problemi. Il papa comunque restò sempre tranquillissimo".

Anche quando subì quei due ’assalti’ a San Pietro da parte di una squilibrata svizzera, che Lei sventò, Benedetto non si crollò di un centimetro.

"Come non fosse accaduto niente. L’unica mia paura fu che il papa cadde, ma lui si rialzò subito e non volle neppure andare in sacrestia come gli fu proposto".

Con voi della sicurezza come si comportava?

"Benissimo. Si fidava molto, si affidava ai suoi “angeli custodi” e seguiva il programma che ben conosceva e aveva approvato. Solo una volta in Israele volle in tutti i modi andare a piedi fino al Santo Sepolcro nonostante le oggettive problematiche legate alla sicurezza. Ma non ci fu verso di fargli cambiare idea. Diceva poche parole, ma quando voleva una cosa, quella era".

Aveva rapporti con i singoli gendarmi?

"Con me ovviamente molti, e cordiali. Ma si preoccupava di tutti. Una volta a Pietralcina per Padre Pio fu una mattinata di pioggia intensa. All’ora di pranzo Benedetto mi mandò a chiamare per chiedermi se tutti gendarmi avevano potuto cambiarsi e riscaldarsi. Questo per dire il suo tratto umano".

L’ha più rivisto dopo la rinuncia al Soglio?

"Si, molte volte. Sono andato a trovarlo al monastero, e anche lì sempre grande umanità, grande attenzione ai problemi delle persone, grande vicinanza. Non era per niente una persona fredda".

Lei era con Benedetto nelle settimane di Vatileaks. Il Papa come visse quei momenti?

"Con molta tristezza. E l’aspetto che più lo rattristò fu il tradimento di una persona che lui considerava di famiglia, uno che serviva a pranzo con lui. Che conosceva da anni".

La famiglia pontificia.

"Attorno al papa c’era una piccola comunità di persone che lui considerava la propria famiglia. Peraltro lui ha sempre avuto un senso molto forte della famiglia. Aveva grande gratitudine e amore verso la sorella, e con il fratello più anziano don Georg si vedeva con frequenza tanto da andarlo a trovare due anni fa quando era gravemente malato. Fu l’ultimo viaggio terreno del papa emerito che rivisitò la sua amata terra".

E quelli che erano accanto a lui in Vaticano per lui erano la famiglia.

"Lui li considerava così. Già pochi mesi prima di dimettersi, era morta per un incidente stradale a Roma una delle Memores, e Benedetto ne rimase molto molto colpito. La affidò alla Misericordia di Dio, ma insomma ricordo il suo profondissimo dolore".

Come reagì al tradimento?

"Con tristezza, ma con giustizia. Chiese il processo, che fu celebrato. Ci fu il perdono, privato e pubblico, ma ci fu giustizia. Benedetto ha sempre saputo conciliare carità, misericordia e fermezza nelle decisioni. Basti pensare a quando recentemente ha dichiarato di non volersi sottrarre, se richiesto, a un tribunale tedesco".

La sopresero le dimissioni?

"Seppi delle dimissioni la mattina stessa, da una giornalista che aveva letto l’Ansa".

Non se l’aspettava?

"La notizia in sé, no. Ma certo per chi gli stava vicino aveva capito che nell’ultimo periodo Benedetto stava sopportando un peso gravosissimo. Ricordo la fatica degli ultimi viaggi intercontinentali".