Giovedì 18 Aprile 2024

L’Europa vara le ‘quote rosa’ Almeno il 40% di donne nei Cda

Accordo politico per approvare la direttiva "Women on Boards" che tutela la parità di genere

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Parità di genere nei consigli di amministrazione, l’Europa per una volta segue l’Italia. Dopo dieci anni di gestazione, la Ue raggiunge un accordo sulle società quotate in borsa. La cosiddetta direttiva ‘Women on Boards’ mira a introdurre procedure di assunzione trasparenti nelle aziende, in modo che almeno il 40% degli incarichi di amministratore non esecutivo o il 33% di tutti gli incarichi di amministratore siano occupati dal sesso sottorappresentato.

Il Parlamento ha ottenuto che l’obiettivo sia da rispettare entro il 30 giugno 2026, rispetto alla proposta del Consiglio del 31 dicembre 2027. Nei casi in cui i candidati siano ugualmente qualificati per un posto, la priorità dovrebbe andare al candidato del sesso sottorappresentato.

I deputati hanno insistito sul fatto che il merito debba rimanere il criterio chiave nelle procedure di selezione, che dovrebbero essere trasparenti. Le società quotate saranno tenute a fornire informazioni alle autorità competenti una volta all’anno sulla rappresentanza di genere nei loro consigli e, se gli obiettivi non sono stati raggiunti, su come intendono raggiungerli. Le informazioni dovranno essere pubblicate sul sito della società in modo facilmente accessibile. Sono escluse dal campo di applicazione della direttiva le piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti. La proposta prevede infine sanzioni effettive, dissuasive e proporzionate per le società che non rispettano procedure di nomina aperte e trasparenti.

"Finalmente abbiamo un accordo sulla proposta della Commissione europea per la presenza di donne nei Cda! Grazie a tutti coloro che hanno lavorato su questo dossier chiave per un decennio. Questo è un grande giorno per le donne in Europa. è anche un grande giorno per le aziende. Perché più diversità significa più crescita, più innovazione", ha esultato su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Le fa eco la presidente del parlamento Ue Roberta Metsola: "La Women on Boards è una direttiva win-win. Vantaggiosa per le donne, per gli uomini, per le imprese, per i dipendenti. L’accordo vedrà più donne prendere il comando nel settore delle imprese. Le aziende Ue guadagneranno con più donne in ruoli di primo piano. Possiamo equilibrare il campo di gioco".

L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) ha recentemente rilevato che solo il 30,6% dei membri del consiglio di amministrazione e l’8,5% dei presidenti delle società quotate nella Ue sono donne. L’Estonia è la più maschilista: nei cda le donne sono appena l’8,3%. L’Islanda, invece, è quella che offre maggiori opportunità, visto che il 47,1% dei membri dei consigi di amministrazione sono donne. L’Italia – grazie anche alla legge Golfo-Mosca (che dal 2019 impone già la quota del 40%) – fa meglio della media: il 39,6% (secondo gli ultimi dati Eige) dei componenti dei cda è donna, ma i presidenti sono appena il 18,2%. E gli ad sono ancora meno, nel 2020 la Consob rilevava che fossero meno del 2%.