L’Europa boccia l’Ungheria filo-Putin Solo Lega e FdI difendono Orban Ma Silvio: con la Ue o addio alleanza

Voto al parlamento di Strasburgo: Budapest è una minaccia per i principi fondanti dell’Unione. Il leader di Forza Italia: siamo liberali ed europeisti, non staremo in un governo che non ha questi valori

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di Alessandro

Farruggia

Per il Parlamento Europeo l’Ungheria, definita una "minaccia sistemica" ai valori fondanti dell’UE, "non può più essere considerata una democrazia". La situazione nel Paese danubiano si è degradata a tal punto che è diventato "un regime ibrido di autocrazia elettorale". Il Parlamento Europeo elenca 12 aree di preoccupazione chiede quindi l’intervento della Commissione e del Consiglio perché "attivino tutte le misure previste dall’articolo 7 dei trattati europei". Compreso quindi il taglio dei fondi.

L’Aula approva a maggioranza, e tra i voti contrari ci sono compattamente quelli di Lega e Fratelli D’Italia. Per le delegazioni di Pd e M5s, Giorgia Meloni e Matteo Salvini "hanno scelto chiaramente di stare con Orban contro l’Europa, di difendere i regimi illiberali". "La relazione si basa su opinioni soggettive e affermazioni politicamente distorte – ribatte la delegazione di Fdi al Parlamento Europeo– si tratta dell’ennesimo attacco politico nei confronti del legittimo governo ungherese". È una conferma in piena regola della presa di distanza dalle posizione europee sull’Ungheria, che da parte sua definisce il voto europeo "insultante". Ma il punto è che il centrodestra su questo non è unito.

Forza Italia infatti si smarca e vota a favore del rapporto e poi con Silvio Berlusconi in persona fa una dichiarazione pesante. "La nostra presenza nel governo – dice al Tg3 – è garanzia assoluta che il governo sarà liberale, cristiano e soprattutto europeista e atlantista. Io sarò garante. Se i nostri alleati, di cui ho fiducia e rispetto, dovessero andare in una direzione diversa noi non saremmo nel governo". Improbabile che Lega e soprattutto Fdi decidano davvero di rinnegare europeismo ed atlantismo, ma il paletto è messo.

La posizione di Lega e Fdi sulla questione ungherese – il Paese indiscutibilmente più filo Putin dell’Ue – per molti versi si interseca con il cablogramma inviato dal Segretario di Stato americano Anthony Bliken a 25 proprie ambasciate sui 300 milioni di dollari di fondi russi inviati a partiti di 25 nazioni, per condizionarne la politica in senso filorusso. Tra queste nazioni c’è l’Italia? Alla vigilia delle elezioni politiche la domanda è fondamentale e oggi di questo si parlerà al Copasir, che sentirà l’autorità delegata alla sicurezza, il sottosegretario Gabrielli. Ieri il premier Mario Draghi ha intanto sentito il segretario di Stato americano Antony Blinken. A rendere noto il colloquio, avvenuto mercoledì, è stato lo stesso Blinken che ha ringraziato Draghi "per la sua leadership esemplare e per il forte sostegno dell’Italia all’Ucraina", e ha "sottolineato l’importanza di mantenere la solidarietà e la resilienza di fronte agli sforzi russi di usare l’energia e altri mezzi per dividere i Paesi che supportano l’Ucraina", ma l’ha fatto senza citare il dossier russo.

Del tema in realtà si sarebbe parlato. È stato il presidente del Consiglio – che la prossima settimana forse avrà un bilaterale con Biden – a sollecitare in qualche modo un chiarimento al più alto livello, facendo presente all’alleato che in Italia si è ormai alla vigilia del voto. Blinken avrebbe escluso riferimenti diretti all’Italia nel suo cablogramma. Ma in realtà c’è un altro rapporto, stilato dal National Security Council, ancora non declassificato, nel quale riferimenti a partiti italiani, con riferimenti provenienti non solo da "fonti aperte" ma anche dal Dipartimento del Tesoro e dalla Cia, ci sarebbero eccome. Ed emergerebbero finanziamenti indiretti anche con triangolazioni via Cipro. Il punto è: verrà reso pubblico o verrò usato dall’amministrazione americana per condizionare il prossimo governo sui temi più sensibili per Washington? La risposta la sapremo nei prossimi giorni.