di Pierfrancesco De Robertis Quando due giorni fa David Sassoli ha capito che la situazione stava precipitando, ha interrogato il medico che lo stava assistendo chiedendogli quanto tempo ancora restava. La risposta è stata quella che non poteva non essere e allora David ha preso il telefono e chiamato i due figli. Li ha voluti con sé nel momento più difficile, con la croce nel cuore di non poter avere anche l’amatissima moglie, in quarantena per Covid. Così David è entrato nella morte a occhi aperti, come ci racconta Marguerite Youcenar fece l’imperatore Adriano, e con coraggio ha rivisto la sua vita dal fondo, ricongiungendo tutto nell’ottica dei valori che lo hanno sempre guidato. David è stato un giornalista, un politico, un grande europeista, ma è sempre rimasto lui, un uomo buono e gentile, un giovane fiorentino nato e cresciuto nella scuola dei principi cristiani di don Milani, Giorgio La Pira e David Maria Turoldo, e tutto, dalla rifessione personale, alla professione di giornalista all’Europa è stato una ininterrotta linea retta che teneva unite solidarietà, difesa dei più deboli, diritti umani, sociali e politici. Nel suo discorso di insediamento al Parlamento europeo, nel luglio 2019, le parole chiave erano state proprio queste. L’Europa nella sua idea non era un’entità a sé stante ma esisteva per affermare le ragioni dei più deboli, come lo stato, il bene pubblico, la comunità politica erano per don Milani e Giorgio La Pira il mezzo in cui venivano tutelate le persone nate con meno possibilità. L’avevamo incontrato una delle ultime volte nel salone dei Cinquecento a Firenze, quando Dario Nardella gli aveva consegnato le chiavi della città, che lui aveva accolto con gioia un po’ perché si sentiva ancora fiorentino, legato alla città dalla presenza della mamma e di altri parenti, un po’ perché avvertiva forte il senso di ...
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