La malattia di Mihajlovic: leucemia mieloide acuta. "Sinisa è stato sfortunato"

L'ematologo Foà: "Casi come il suo sono difficili da trattare perché rispondono alle terapie che abbiamo a disposizione. Ha comunque dimostrato di avere una grande forza, combattendo per 3 anni"

Roma, 16 dicembre 2022 - Leucemia mieloide acuta: questa la malattia che ha portato alla morte Sinisa Mihajlovic. L'ex allenatore del Bologna si è spento oggi al Padeia International, la clinica romana scelta per le cure dell'ultimo periodo di lotta al tumore del sangue contro cui ha combattuto negli ultimi 3 anni. Il peggioramento delle condizioni di salute nelle ultime due settimane è stato repentino. Dopo l'ultima uscita pubblica a inizio mese, il 1 dicembre quando Mihajlovic sorprese tutti, presentandosi alla presentazione del libro dell'amico Zdenek Zeman, nessuno avrebbe mai pensato che quindici giorni se ne sarebbe andato.

Mihajlovic sapeva che la vita gli stava sfuggendo. Nel marzo scorso c'era stata la ricaduta, seguita dall'annunciò di doversi di nuovo fermare perché i "campanelli d'allarme" della leucemia si stavando facendo risentire. Dopo l'esonero dalla guida del Bologna arrivata a settembre, la lotta disperata per frenare l'avanzata di una malattia, aggressiva e spietata. "Mihajlovic è stato sfortunato. La malattia che lo ha colpito rientra in un sottogruppo di leucemia mieloide acuta che tende ad avere una prognosi molto brutta - spiega Robin Foà, ematologo di fama mondiale dell'Università La Sapienza di Roma e ricercatore di punta della Fondazione AIRC -. Negli ultimi anni abbiamo fatto importantissimi progressi nel trattamento di molte forme di leucemia, ma purtroppo ci sono ancora alcuni sottogruppi, come quello che ha colpito il calciatore, su cui abbiamo bisogno di fare più ricerca".

La leucemia mieloide acuta che ha colpito Mihajlovic

La leucemia mieloide acuta di cui è morto Mihajlovic fa parte di un sottogruppo di casi difficili da trattare, che "rispondono poco alle terapie che abbiamo a disposizione - dice ancora Foà -. Un sottogruppo di leucemia mieloide acuta, ad esempio, risponde molto bene a una terapia mirata, tanto che non c'è più bisogno della chemioterapia. Una terapia mirata molto efficace viene attualmente utilizzata anche per un altro sottogruppo di leucemia acuta linfoide. Ma a fronte di risultati favorevoli così importanti, purtroppo, continuano a esserci casi difficili da trattare".

"Mihajlovic ha dimostrato certamente una grande forza - puntualizza ancora Foà - e ha combattuto la malattia per 3 anni, che non sono pochi per chi viene colpito da una forma così dura di leucemia. Da quanto sappiamo è stato sottoposto a molti trattamenti, l'ultimo sperimentale". Purtroppo, nonostante tutti gli sforzi, Mihajlovic non ce l'ha fatta. "Ma la sua storia ci deve ricordare che la ricerca può fare tant - sottolinea Foà -. Per questo non bisogna mai perdere la speranza e continuare a studiare la malattie e le sue caratteristiche. Solo così potremo arrivare a un farmaco che, si spera, un giorno riuscirà a curare efficacemente anche i sottogruppi di  leucemia che oggi hanno una prognosi molto infausta".

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