Martedì 23 Aprile 2024

Letta vince giocando di sponda Ma perde la scommessa sui 5 Stelle

A spianargli la strada è stato il leader di Italia viva e non i grillini su cui aveva puntato. Si apre il capitolo alleanze

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"Una vittoria di tutti, una vittoria dell’Italia, perché gli italiani volevano Mattarella come presidente della Repubblica, quindi io credo che il Parlamento abbia dimostrato grande saggezza, anche perché è stata una saggezza del Parlamento che noi abbiamo assecondato", è il commento a caldo del segretario del Pd Enrico Letta.

Circondato, Letta, dai cronisti e anche dai suoi, che lo applaudono a scena aperta e pretendono di scattarsi selfie a ripetizione con lui. "V" di vittoria fa Letta ai suoi e valorizza il "gioco di squadra". Letta, prima, aveva postato su Twitter il frame di una sua intervista di domenica scorsa: "Per noi Mattarella sarebbe la soluzione ideale". Il messaggio è chiaro: io l’ho sempre detto, altri no. Insomma, in questa settimana quirinalizia, il segretario del Pd si sente vincitore.

Alla fine dei conti, l’intesa fra dem e Cinquestelle ha retto, anche se i 5s sono spaccati e ora un deputato Pd dice a Boccia "inizia a chiamare Luigi, non Giuseppi" e lui di rimando: "Lo sento sempre...". Di crepe tra Pd e M5s se ne sono formate parecchie. A giochi finiti, Letta ha provato a minimizzare: "Ci sono state frizioni, ma tutto è stato chiarito", tanto che si abbraccia con Conte.

Ma la cronaca di questi giorni dimostra che fra i due alleati di distanze da colmare ce ne sono ancora tante, politiche e di stile. Due nomi le evocano tutte: Mario Draghi ed Elisabetta Belloni: hanno impersonato i punti di massimo contrasto tra il Pd e il M5s. I dem volevano il premier al Colle, i Cinquestelle no. I grillini volevano la Belloni al Colle, ma i dem non tanto, anche se Letta, sulle prime, a lei aveva aperto. Su Belloni si è ricreata un’alleanza gialloverde che ha messo in difficoltà Letta. È stato Letta a dare il via libera alla richiesta dei 5s di inserire la Belloni nella rosa delle candidature da proporre al centrodestra. A quel punto nel Pd si è alzata più di una voce contraria: la mossa del segretario ha rischiato di incrinare il fronte del partito. Giovani turchi, Base riformista, molti battitori liberi (Marcucci, Zanda) gli si sono scagliati contro. "Salvini ha creato un cortocircuito anche mediatico coi Cinquestelle", ha ammesso Letta. Per il segretario dem, comunque, la partita si è chiusa bene, grazie alle provvidenziali – per Letta – prese di posizione di Iv, FI, LeU; senza dimenticare Di Maio, tutti contrari alla Belloni. Anche su Draghi le posizioni di Pd e 5 Stelle sono state opposte. I dem hanno provato fin da subito a portare il premier al Colle, mentre il Movimento ha fatto di tutto per stoppare l’operazione, temendo il rischio di voto anticipato. "Dobbiamo evitare di perdere Draghi - ha confidato Letta ai suoi – Ma siamo stati soli in questo tentativo".

Alla fine, comunque, Letta ha ottenuto i pubblici riconoscimenti da alcuni big del partito: il ministro Dario Franceschini in Transatlantico lo ha accolto con un esplicito: "The winner". E il segretario Pd ha trovato un inaspettato alleato in Matteo Renzi. Il leader di Iv gli ha tolto le castagne dal fuoco su Belloni come su Frattini. Magari, chissà, le alleanze del Pd cambieranno.

Ora, però, Letta deve sventare altre due manovre. Un rimpasto di governo, che la Lega chiederà, e la “voglia matta“ di proporzionale che agita i centristi di tutti i partiti, sia quelli che lo hanno sempre chiesto, sia i ‘nuovi arrivati’ (FI, Iv, ecc.), per non dire dei proporzionalisti dentro il Pd.

e.m.c.