Letta stia attento Alle politiche il gioco cambia

Raffaele

Marmo

I conflitti continui tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sempre meno dissimulati e attenuati da summit di riappacificazione a uso di fotografi e cineoperatori, hanno prodotto, insieme con le ambigue e destabilizzati posizioni del leader leghista sulla guerra (e prima sul Coronavirus), una crescente disaffezione nel tradizionale elettorato moderato di centro-destra, principalmente nei territori e nei Comuni del Nord. Il risultato di Verona, di Monza e di Alessandria è anche il frutto di tutto questo, che si è manifestato al secondo turno come astensionismo di massa.

Attenzione, però, a considerare questa condizione come inevitabilmente traslabile alle elezioni politiche del prossimo anno. In primo luogo, perché per un verso o per l’altro i big del centro-destra sanno che in quel voto si giocano l’osso del collo e non possono fare prevalere sentimenti o risentimenti personali: sono costretti a andare insieme, per sopravvivere prima che per vincere, e poco conta quel che può accadere un minuto dopo lo scrutinio.

In secondo luogo, l’elettorato moderato sa bene che nel voto politico la posta in gioco è ben più elevata, per il proprio portafoglio e per i propri interessi e valori, rispetto alla scelta del sindaco, tanto più che le città del Nord (Lombardo-Veneto in primis) hanno una tradizione di buona amministrazione di natura trasversale. In terzo luogo, a maggiore ragione alla luce dei miseri numeri di queste prove elettorali e con una drammatica scissione in corso, è ugualmente palese che i grillini non possono essere considerati una parte del ‘campo largo’ del Pd, che è di fatto solo. E soltanto i fattori indicati hanno potuto rendere questo dato secondario. Sicché, tirate le somme, Letta e i suoi dovranno rimanere con i piedi per terra e uscire dal ‘campo ristretto’ se non vogliono vedere svanire un’illusione come una bolla gonfiata dagli avversari.