Giovedì 18 Aprile 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Cronaca

Elezioni amministrative 2021, Letta in pressing su Zingaretti: "Con te a Roma vinciamo"

Il presidente del Lazio è l’unico che ha buoni sondaggi, forse sabato l’annuncio. La segreteria dem non può permettersi di perdere il Campidoglio. Il nodo Raggi

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

"Attendiamo il principe Amleto della Pisana…", alias Nicola Zingaretti, allarga le braccia un dem. Il Nazareno – e non solo Francesco Boccia, che gestisce la pratica, ma direttamente Enrico Letta – si è dato altre 48 ore per convincere ‘Zinga’ a candidarsi. Il pressing è forsennato. "Enrico non si può permettere di perdere Roma", affilano le armi i nemici interni. In vista delle comunali, il catalogo dem è questo. Il Pd Letta dovrebbe ‘tenere’ Bologna (il candidato uscirà dalle primarie tra Lepore e la Conti), di sicuro perderà Torino (il candidato del Pd, Lorusso, non piace al M5s, che andrà da solo), ma vincerà con grande probabilità a Milano, dove si ricandida il sindaco uscente, ora ‘verde’, Sala, e Napoli (sia si candidi Fico sia Manfredi).

Ma la città che Letta non può perdere è Roma. E il solo candidato in grado di vincere è Zingaretti. Lo sa Letta, lo sa il mentore di Zingaretti e inventore del ’modello Roma’, Goffredo Bettini, e lo sanno tutti i dem romani che contano (Mancini, Marroni, Prestipino ecc). Il problema è che un candidato in pectore, e da mesi, c’è e si chiama Roberto Gualtieri: ora l’idea (di Bettini) è di affiancarlo a ’Zinga’ come assessore al Bilancio nella ‘giunta dei sogni’ che dovrà risanare Roma.

E Amleto-Zingaretti? Il tam tam interno ai dem dice che scioglierà la riserva questo sabato e in senso positivo. I suoi ribattono: "Sabato la sola cosa che Nicola ha in programma è di vaccinarsi, e con Astrazeneca. Punto". Non a caso, il tavolo delle regole per le primarie romane viene sconvocato e riconvocato. Primarie che dovrebbero tenersi il 20 giugno, con termine per presentare le candidature al 20 maggio, e regole già scritte. Prevalenza dell’on-line, sui seggi fisici, riservati solo ai ‘vecchietti’, voto ai 16enni, obiettivo 100 mila votanti. Candidati: tre ’piccoli’ (Zevi, Caudo, Ciani) e un big (Gualtieri). Ma le primarie sarebbero inutili se ‘Zinga’ decidesse di correre. "Nicola fa le primarie con i sette nani? Suvvia", la chiosa di un alto dirigente dem. Ma Nicola c’è? L’ex segretario Pd, nei panni di Amleto, ci si trova a suo agio: è sempre stato ’sor Tentenna’.

Ma tutti i sondaggi lo danno stra-vincitore, alcuni persino al primo turno, e contro chiunque altro: un candidato del centrodestra, a oggi inesistente, e una sindaca uscente, Virginia Raggi, detestata. Il problema, per Zingaretti, si chiama Regione Lazio. Il governatore va giustamente fiero dei tanti risultati portati a casa dalla sua amministrazione sul fronte vaccini, rifiuti, lavoro, salute, cultura. Dimettersi, in modo repentino, e lasciare il Lazio a metà dell’opera sarebbe, quella sì, una sconfitta.

Ma la scappatoia c’è. L’idea è scendere in campo per il Comune, ma non dimettersi subito, bensì a settembre, in Regione, in modo da far slittare le elezioni anticipate in Lazio fino a dicembre e poi, con la scusa di dover approvare il bilancio, quasi di sicuro fino a febbraio 2022. Inoltre, così, i pentastellati – che pretendono, di avere un loro nome da piazzare, come candidato a governatore (la Lombardi, fresca di accordo col Pd in giunta) – si eviterebbero l’imbarazzo, e l’incoerenza, di sostenere la Raggi alle comunali contro il Pd e, in contemporanea, di fare l’alleanza col Pd in Lazio. Conte, Crimi e Di Maio ci lavorano con Letta. Intanto, la Raggi, che il ‘nuovo’ M5s non può scaricare, incassa l’appoggio di Casaleggio.