Letta ha deciso, oggi accetta la segreteria Tra un anno il congresso. E lui si candiderà

Ultimi contatti con i big dem, l’ex premier ha chiesto di non avere un mandato a tempo e di avocare a sé alcune nevralgiche cariche interne

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di Ettore Maria Colombo

Enrico Letta scioglierà la riserva oggi e in senso positivo. Con un post, o un tweet, dirà che se la sente di accettare il gravoso peso che i big dem (tutti) hanno chiesto di caricarsi sulle spalle: fare il segretario del Pd. Letta è atterrato a Roma ieri, con un volo da Parigi, e ha partecipato a due webinar (uno dell’Arel, che presiede) e poi si è sentito al telefono con tre big delle correnti dem. Dario Franceschini (Area dem), che ha avuto l’idea di candidarlo. Andrea Orlando (Dems, la sinistra), che ha deciso di fare, in modo arguto, buon viso a cattivo gioco. E Lorenzo Guerini (Base riformista, che terrà oggi la sua assemblea) che ha spiegato a Letta come la richiesta del congresso anticipato, avanzata da alcuni suoi colonnelli, non era una mossa ‘antipatizzante’, ma una onesta richiesta.

Un congresso anticipato che, peraltro, molti zingarettiani (da Bettini a Cuperlo) pure chiedono a gran voce. Letta, non subito, potrebbe aprire anche a questo scenario, ma presentandosi come candidato, dopo un anno e più alla guida del Pd, pronto a sfidare, battendolo, chiunque altro. Ma Letta ha anche chiarito ai tre big dem che non sarà né un ‘re Travicello’, semplice traghettatore verso il congresso anticipato, né un segretario cerniera tra le tante correnti.

Insomma, se è vero che i big dem spergiurano di avergli offerto "piena agibilità politica" e "un mandato senza limiti temporali", Letta ha chiarito loro che alcune cariche nevralgiche (Organizzazione, Enti locali, Comunicazione) le avocherà a sé, pur costruendo una segreteria unitaria. Letta ha rassicurato i big sulle policies come sulle poltrone e già si parla di una candidatura dell’ex premier nel famoso collegio di Siena che pareva destinato a Conte. In particolare, ha rassicurato Guerini su ‘policies’ e ‘politics’ che non saranno di certo di ‘estrema sinistra’ su molti fronti: il lavoro, il sociale, la ripartenza, come pure sulla collocazione filo-europea e filo-atlantica dell’Italia. Terreni su cui Guerini (ex renziano doc) e Letta (anti-renziano doc) avranno motivi d’incontro più che di scontro.

Insomma, se gli anti-renziani e filo-grillini che hanno governato il Pd fino a oggi credono che stia per arrivare "l’angelo sterminatore" dei (tanti) ex renziani ancora nel Pd forse dovranno presto ricredersi. "Letta? – ridacchia un big – è più a destra di Renzi, sull’economia e su molto altro. Al Nazareno, ormai in smobilitazione, non hanno capito che l’operazione Letta, proprio come l’operazione Draghi, è stata gestita tutta dal Quirinale. Altro che Franceschini!".

Fanfaronate? Forse, ma se proprio si vuol trovare il fil rouge che lega l’operazione Draghi e l’operazione Letta va cercato a Bruxelles – dove lavorano Gentiloni e Sassoli, che molto hanno cercato Letta e gli hanno chiesto di intervenire per risollevare le sorti del Pd – e a Roma, al palazzo del Colle. Dove lavora, come consigliere politico di Mattarella, Simone Guerrini. Pisano come Letta, giovane segretario, dopo Renzo Lusetti, del Movimento giovanile della Dc, che alla fine degli anni Ottanta era egemonizzato dalla sinistra interna alla Balena Bianca. Fu lui, Guerrini, a portarsi il coetaneo Enrico a Roma come suo braccio destro operativo. Una nidiata di giovani diccì che allora comprendeva anche l’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, ed ex capo della Polizia, Franco Gabrielli, oltre che, ovviamente, Franceschini e altri ragazzi dell’89. Il loro faro politico era uno solo. Si chiamava Sergio Mattarella.