Martedì 16 Aprile 2024

Covid, Bassetti: "Letalità più bassa? L'ho detto a febbraio, non mi hanno creduto"

L’infettivologo: indici destinati a calare ancora

"L’infezione da SarsCoV-2, secondo lo studio sierologico del Ministero della Salute e dell’Istat, si è rivelata più contagiosa dell’influenza, con indice di letalità relativamento basso. Ora sappiamo che il 2.5% della popolazione italiana ha contratto l’infezione e sviluppa anticorpi". Così Matteo Bassetti, primario infettivologo a Genova, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva.

Professor Bassetti, le sembrano attendibili le statistiche?

"Ritengo che siamo in presenza di dati sottostimati. Era previsto di arruolare 150mila persone. Alla fine ne sono state incluse 65mila, è possibile che un certo numero di candidati si siano sottratti ai test per qualche motivo che a noi sfugge, forse nel timore di essere già stati contagiati e di dover sottostare ai successivi controlli".

Che conclusioni trae?

"Analizzando i dati, ribadisco parziali, si desume che in Italia abbiamo avuto un milione e mezzo di infettati e che la letalità è intorno al 2%, assumendo che i 35mila decessi siano tutti certamente sostenuti da Covid-19. Alla fine probabilmente, con dati più adeguati e meglio raccolti, saremo intorno allo 0.7-1%. Io l’avevo detto a febbraio, assieme ad altri illustri colleghi: la letalità reale si colloca tra l’1 e il 2%. Allora non ci davano retta, ora dovranno ricredersi".

Come commenta l’incidenza variabile del virus tra diverse zone d’Italia?

"Dai dati che abbiamo a disposizione, nelle regioni come la Liguria o la Lombardia siamo più vicini al 7-8% come dato complessivo. I dati indicano una contagiosità maggiore rispetto all’influenza stagionale, ma come indice di letalità siamo su valori paragonabili alla suina di undici anni fa, quindi in linea con il resto del mondo. Un’altra considerazione è che occorre informare senza suscitare eccessivo allarmismo. Bene indossare la mascherina quando sei al chiuso, ma è inutile alzare posti di blocco davanti all’ingresso del ristorante".

Dal punto di vista dei viaggi, dobbiamo temere infezioni di ritorno?

"Chiaramente il virus viaggia senza guardare dove mette i piedi, lo ritrovi tanto sui barconi quanto in business class. Visti gli ottimi risultati che abbiamo ottenuto in Italia nella gestione dell’epidemia, sarebbe il caso di fare controlli maggiori su chi arriva: non solo sui migranti, ma anche in aeroporto, su tutti quelli che arrivano da territori dove l’epidemia è fuori controllo. I soggetti dovrebbero essere sottoposti subito ai tamponi, mettendo in quarantena fin dal loro arrivo tutti quelli che richiedono cautele".