Mercoledì 24 Aprile 2024

L’eremita cacciatore di meteoriti. "Vivo con i soldi piovuti dal cielo"

Un archeologo belga si è isolato e non lavora: "Sono sereno, non sono contro il sistema ma sto meglio solo"

Michael Willemsen

Michael Willemsen

Non serve molto. Una baita alla fine della strada, la panchina scavata nel legno di ciliegio. Davanti al camino la riproduzione della Caduta degli angeli ribelli di Bruegel. Certamente un grande congelatore. E i libri, in sei lingue diverse. Anche Calvino, che aveva fotografato la situazione: "La forza dell’eremita si misura non da quanto lontano è andato a stare, ma dalla poca distanza che gli basta per staccarsi dalla città senza mai perderla di vista".

Prato Gaudino, mille metri, venti case e un solo abitante, è a 5 chilometri da Cervasca, incastrata tra la Valle Grana e la valle Stura di Demonte. Una passeggiata di 40 minuti per essere dentro al mondo e riempire il congelatore. Michael Willemsen, 52 anni, archeologo belga poliglotta e cacciatore di meteoriti, scende quando deve e risale appena può. Ha scelto la solitudine, senza conti in sospeso con la gente, se qualcuno passa di lì il caffè è sempre pronto. È colto, equilibrato, iperconnesso. Dal 2017 con 400 euro al mese risolve le questioni alimentari e si paga l’abbonamento a internet. Il resto è superfluo.

Un partigiano scappato dalle pagine del suo Fenoglio? Un pirata occitano? Un uomo in fuga?

"Direi un viaggiatore in buona compagnia, senza scadenze e treni da prendere. Mi sveglio con il picchio e l’abbaiare del capriolo. Accolgo il silenzio, con qualche eccezione per la musica di Bach. Non rifiuto gli altri ma preferisco stare da solo. Una volta è stato per tre mesi di seguito e ho quasi perso l’uso della parola. Marie-Christine, la mia compagna che fa la contadina in Provenza, viene a trovarmi ogni tanto. Sono felice di vederla e ancora più felice quando se ne va. Per lei è la stessa cosa. E per essere onesti il mio è un isolamento che fa ridere i polli. Ho vissuto in Canada dove la civiltà stava a 400 chilometri mentre Cervasca è là sotto".

Perché proprio qui a Baita Castagnè?

"Perché l’unica cosa che conta è il paesaggio e una strada che si interrompe. Una casa sul punto più alto di tutti, come una roccaforte. La vidi nel 2017, era in vendita. E adesso mi domandi con quali soldi sono riuscito a comprarla".

Grazie per avere fatto tutto da solo.

"Non ho un lavoro. Non faccio proprio nulla e comunque mai durante l’inverno. Un po’ di dog sitting per i turisti d’estate, tutto qui. Ma sono fortunato. E i soldi cadono dal cielo. Letteralmente. Ho comprato casa coi proventi di un meteorite".

E certo, altrimenti come. Però lei ha un curriculum notevole. Ricapitoliamo?

"Per 10 anni sono stato stipendiato in Italia come ricercatore dall’Academica Belgica, mi occupavo degli scavi greco-romani in Calabria. Poi ho comprato un camper e ho cominciato a fare la spola come bracciante agricolo. D’estate tra i fiordi in Norvegia a raccogliere mele, poi le olive in Provenza, quindi l’inverno in Marocco a cercare meteoriti con il metal detector nei deserti chiari di sabbia dura, dove la crosta di fusione nera resta in superficie. Li vendevo alla Borsa dei collezionisti. Infine nel 2011 è successo. Mi trovavo in un’oasi del Sud proprio quando è caduto il meteorite Tissint, raro caso di roccia marziana. È andato in giro per il sistema solare per 700 mila anni solo per finirmi tra i piedi. Sono riuscito a piazzarlo a prezzi tali che ci è scappata anche la baita. La fortuna mi piove addosso, è sempre stato così. Mai forzato le cose, semplicemente arrivano".

Non ha scelto nemmeno la vita da eremita?

"È stata una progressione. Nessun trauma. Mi piaceva stare da solo già da bambino. E non ho niente contro il sistema, non mi sento tagliato fuori. Grazie a Internet leggo, studio, mi tengo informato. La chiamo contemplazione attiva. Chi ha la necessità di fare continuamente qualcosa per sentirsi vivo non può farcela, non riesce a stare sereno davanti al camino a guardare le fiamme per giorni mentre fuori nevica. Anche il silenzio può fare paura. Io invece soffro l’aggressione del rumore, quando scendo in città non riesco a smaltirlo e sto male per giorni". Un viaggio in sottrazione. "Togliere è la cosa più difficile da spiegare se c’è ancora gente che mi chiede quanti soldi servono per vivere così. Non è questo il punto. Se domani non avessi più un centesimo rinuncerei a Netflix, venderei questa casa e resterei a vivere qui in tenda ma il mio stato d’animo non cambierebbe. Sono stato ricco e sono stato povero, ma sempre sereno".