Venerdì 19 Aprile 2024

L’eredità di Benedetto XVI: cinque cugini per i soldi del Papa

Dovranno decidere se accettare il lascito testamentario. Mistero sull’entità del conto corrente. Gaenswein e il rapporto con Bergoglio: "Troppe fake news". Ma il suo futuro resta ancora da decidere

L’86enne papa Francesco ieri ha festeggiato i dieci anni dall’inizio del suo papato

L’86enne papa Francesco ieri ha festeggiato i dieci anni dall’inizio del suo papato

Cinque cugini per l’eredità di Joseph Ratzinger. Non quella spirituale e teologica, che resta a imperitura disposizione di tutti, ma quella più profana data in sostanza dai soldi rimasti sul conto corrente personale di Benedetto XVI, morto lo scorso 31 dicembre, a 95 anni. Del lascito del Papa emerito ha parlato ieri il suo storico segretario personale, nonché esecutore testamentario, monsignor Georg Gaenswein, a margine della messa da lui presieduta nella chiesa di Santa Maria Consolatrice, a Roma, di cui Ratzinger da cardinale è stato titolare.

"Pensavo che avesse due parenti, due cugini, ma sono cinque – ha spiegato il prefetto ’dimezzato’ della Casa pontificia, come lui stesso si è lamentato davanti a papa Francesco –. Ora per la legge devo scrivere ai cugini, che sono i parenti più vicini, e devo chiedere anche per legge, accettate l’eredità o non l’accettate?"

Il disbrigo delle pratiche testamentarie si completerà in tre settimane o più. Nulla trapela su quanto sia rimasto sul conto di Benedetto XVI, mentre è stato lo stesso Gaenswein a specificare che "le cose personali sono quasi tutte da regalare". Compresa una preziosa talare del Papa emerito che il segretario ha donato, nel rispetto della volontà di Ratzinger, alla chiesa di Casal Bertone. Qui Benedetto XVI, ancora porporato, si recava alle volte per cenare o, durante le festività natalizie, per portare in dono qualche dolcetto bavarese. Il legame tra lui e la parrocchia di Santa Maria Consolatrice è rimasto fortissimo: in suo ricordo una stanza è stata allestita a museo dove sono esposte le foto che ricordano le varie visite di Ratzinger alla chiesa.

La messa a Casal Bertone e il rapido incontro con i cronisti è stata l’occasone per parlare anche del futuro di Gaenswein, finito nell’occhio del ciclone per alcune esternazioni a poche ore dal decesso del Papa emerito. A partire da quella sul giro di vite impresso da Francesco alla messa in latino che avrebbe "spezzato il cuore" a Benedetto XVI. "Nel mio libro questo passaggio non c’è, chi ha scritto ciò proprio non ha letto o non capisce l’italiano", si difende il prefetto per il quale sul suo conto "ci sono state tante fake news", tra queste anche quella relativa al suo imminente sfratto dal Vaticano. Quanto al rapporto con Bergoglio, invece, Gaenswein ostenta serenità: "Abbiamo avuto un colloquio paterno di circa 25-30 minuti, l’ho messo al corrente delle pratiche testamentarie". Resta il fatto che sul suo prossimo incarico papa Bergoglio "ha detto che non ha ancora deciso". Qualche indicazione comunque Gaenswein l’ha data, sottolineando che "la Chiesa cattolica è grande geograficamente, ma anche culturalmente".

È possibile intravedere un futuro, forse accademico, lontano dalla Curia romana e probabilmente anche dalla Germania per l’arcivescovo tedesco. Nella terra natia, Gaenswein, vicino agli ambienti tradizionalisti, rischia di trovarsi fortemente in minoranza. Ancor più dopo che il Cammino sinodale della Chiesa in Germania qualche giorno fa ha approvato, a larghissima maggioranza (176 sì, 14 no e 12 astenuti) un documento per il via libera dal 2026 della benedizione delle coppie gay. Decisivo, stando alle regole dell’assise, il voto dei vescovi (38 placet e nove contrari), più dei 23 richiesti. La decisione, in scia a quella della Chiesa fiamminga, ha messo in subbuglio l’ala destra del cattolicesimo. È di ieri la richiesta, mossa dai cardinali Raymond Burke e Ludwig Mueller, di condanna dei vescovi tedeschi per violazione della dottrina.