Leonardo Pieraccioni: "Feci uno scherzo con una lettera del Papa. E Verdone...""

Il regista-attore: "Ho iniziato con le imitazioni di Bombolo e Troisi, così conquistai Carlo Conti"

Leonardo Pieraccioni

Leonardo Pieraccioni

Leonardo Pieraccioni, il suo video sull’auto elettrica pubblicato sui social è una divertente ma pure feroce critica...

"Anche gli amici della Fiat hanno riso. La 500 elettrica ha una potenza micidiale, ma a ogni sgasata vedi l’indicatore della batteria che scende del 2-3%. E oggi già guardiamo in continuazione, con angoscia, l’indice della batteria del telefonino! E se a sera la zia di Montecatini sta male, e c’ho la batteria al 10%, che faccio? Vado il giorno dopo al funerale?".

L’infanzia di Leonardo Pieraccioni.

"Strepitosa. A 7-8 anni giravo da solo per la città, uscivo e mia mamma mi diceva ‘torna alle 5’. Adesso con mia figlia, quando siamo a Castiglioncello, va a prendere da sola il gelato, se dopo tre minuti non è tornata la chiamo sul cellulare. Ricordo le risate che si fece mia mamma quando mi mandò dalla zia. Avevo 7-8 anni. Mi disse: prendi il tram 6 e conta le fermate. Alla quinta scendi. Io ero piccolo, non vedevo fuori, così contai le fermate, ma scesi nel punto sbagliato. E mia madre, ridendo con mia zia: ‘Avrà contato anche il semaforo!’. Ricordo le cene infinite a casa, le risate alle lacrime. Quando una mia compagna di classe venne da me per studiare, mio padre andò ad aprirle vestito da arabo! Io non riuscii più ad aprire un libro per le lacrime ma non le spiegai niente. Molti anni dopo la risentii e mi disse che si ricordava perfettamente dell’episodio, ma non aveva capito che si trattava del mi’ babbo."

Fu la sua prima fidanzata?

"La prima fu la Silvia a 18-19 anni. Ma le mie fidanzate le ho perse tutte di vista, anzi colgo l’occasione per scusarmi con loro. Da quando avevo 6-7 anni non perdo l’occasione per fare oplà nella vita. Da giovane scoprii che sotto piazzale Michelangelo c’era un palco per gli spettacoli. Quando tornavo a casa con gli amici, a mezzanotte, gli dicevo: andate avanti. Salivo sul palco e facevo finta di fare il mio show. Ma non avevo mai pensato di riuscirci davvero".

E poi la svolta.

"Quando al teatro Variety, a Firenze, feci 15 repliche, ogni sera mi mettevo a una finestrina che dava sull’ingresso per vedere chi era la gente che veniva a vedermi, e pagava anche il biglietto! Non capivo perché venissero. Mio padre venne a tutte e 15 le repliche, e anche lui chiedeva all’impresario: perché vengono? Io non sono come quelli che dicono che bisogna interrompere la festa quando le luci sono ancora accese e tutti ballano. No, io voglio fare oplà fino alla fine, anche se viene un solo pensionato, io il mio spettacolo lo farò sempre".

Il suo scherzo più riuscito?

"Al mio amico Faldi, che vende macchine. Purtroppo non ho avuto il coraggio di portarlo fino in fondo, e ancora me ne pento. Il Faldi va a vedere ‘Una moglie bellissima’ e mi dice che il film gli è piaciuto, ma non ha gradito la figura del prete. Allora confeziono una falsa lettera del Vaticano, con i bolli e tutto che erano venuti proprio bene, in cui addirittura il Papa! mi dice che ha visto il film e, al di là di alcune battute volgari, ha molto apprezzato proprio la figura del prete. Aggiunge che mi vuole incontrare. La mostro al Faldi il quale, molto credente, resta impressionato e mi dice che vuol venire anche lui. Allora gli dico che ho chiesto il permesso al Vaticano, che può venire con me, ma deve indossare scarpe bianche e portare una targa d’argento con su scritto: ‘Il Faldi saluta il Papa’".

E lui?

"Lui fa realizzare la targa, ma poi mi dice che vuol venire anche la moglie. Allora non ce la faccio e gli svelo che si tratta di uno scherzo: ‘Ma come puoi pensare che il Papa scriva a me per un film?’ E lui mi risponde: ‘L’avevo capito’. Ecco, in quel momento mi sono pentito di non aver portato lo scherzo fino in fondo e di averlo fatto venire in Vaticano! Ma non è finita qui. Il mio amico Giovanni Veronesi mostra la lettera a Carlo Verdone, il quale ci casca anche lui! E commenta, amareggiato: ‘A me una lettera il Papa nun me l’ha mai mandata...’".

Lei ha detto: ‘Non riesco a sposarmi’...

"Tanti la concepiscono come una sfida. Si iscrivono alla maratona, ma dopo 10,15, 20 chilometri si accorgono che le scarpe si disfano, che non ce la fanno più. L’unica cosa buona della mia vita è aver capito – piuttosto tardi, verso i 42-43 anni – che io con questo tipo di maratona non ci provo neanche. Come dice Veronesi, bisognerebbe sposarsi dopo, e non prima: dopo che hai vissuto insieme 50 anni allora ti sposi, non promettere prima che lo farai. A parte il mio amico Alessandro, che è sposato da 30 anni, non ho memoria di nessuno dei miei conoscenti che ci sia riuscito."

Eppure il suo amico Carlo Conti alla maratona s’è iscritto...

"Ma Carlo al traguardo non ci arriva! More prima! Lui non fa la maratona, al massimo la mezza maratona, furbino! Doveva iscriversi a 30, non a 60!".

Come nacque la vostra amicizia?

"Avevo un amico che faceva il comico, e c’era una serata di nuovi comici presentata proprio da Carlo. Io accompagno il mio amico che non fa proprio una performance eccezionale. Poi tocca a me, e Carlo pensa: se questo è così, chissà il suo amico... Così mi dice: ‘Hai un minuto per farci ridere’. Il minuto sono diventati 3, poi 5, poi 7... Allora facevo le imitazioni, Antognoni, Benigni, Bombolo, Troisi... poi ho smesso perché la gente rideva per i personaggi che imitavo, non per me. Allora ho cominciato a scrivere i primi monologhetti... Ma oggi il politicamente corretto è insopportabile, se ai tempi ci fosse stato, ‘Amici miei’ non sarebbe mai stato girato."