Mercoledì 24 Aprile 2024

L’emergenza si affronta con realismo

Gabriele

Canè

Ricordate: tre anni fa, proprio di questi giorni, chi non abbracciava un cinese, dimostrava chiare venature razziste. Vergogna. Per qualche linea di febbre provocata da un virus qualunque, non era proprio il caso di discriminare un popolo di così grandi tradizioni. Anche in materia di epidemie. Oggi che gli abbracci ci sono costati migliaia di morti, ma il Covid è finalmente sotto controllo, dovremmo poterci preoccupare della influenza australiana, e del gasdotto sovietico. Invece no. La Cina è di nuovo vicina. Laggiù la malattia dilaga quasi senza freni, e senza vaccini, ma il grande timoniere ha cambiato linea: basta chiusure, tutti fuori, aperte porte, finestre e aeroporti. Compresi i nostri, ovviamente. Infatti, a Malpensa e Fiumicino i tamponi di queste ultime ore offrono un vasto campionario di varianti e un abbondante numero di contagiati. Nel 2020 fummo i primi a subire l’assalto, e i primi a reagire. Oggi succede la stessa cosa.

I tamponi sono obbligatori e i positivi vengono isolati. Certo, non mancherà anche in questo caso, chi troverà tutto ciò esagerato per qualche linea di febbre, e ricorderà che il Covid è una invenzione delle multinazionali del farmaco. Sicuro. E certo il fatto che in questa maggioranza non manchino le venature no-vax o poco-vax, come dimostrato dalla eccessiva benevolenza verso i sanitari "obiettori", poteva indurre a qualche legittima preoccupazione. Diciamo invece, con piacere, che stanno prevalendo il realismo, la fermezza e la tempestività. Bene.

A conferma che la gestione corretta delle emergenze richiede risposte oggettive, non ideologiche. Che le chiacchiere da opposizione non valgono quando si siede in cabina di regia. Due anni fa abbracciavamo gli amici cinesi. Oggi no. Meglio un tampone firmato ministro Schillaci.