Lei rimane incinta, la società la cita per danni

Il caso di Lara Lugli, pallavolista modenese. "I dirigenti della Volley Pordenone mi hanno accusata per la gravidanza"

Lara Lugli

Lara Lugli

"Sei rimasta incinta facendo indebolire la squadra in cui giocavi, ora ci paghi i danni". Firmato, i tuoi ex dirigenti. È l’incredibile storia accaduta ad una giocatrice di pallavolo originaria di Carpi, in provincia di Modena. Lara Lugli, 41 anni, ha scelto proprio l’8 marzo per rendere nota la sua storia sui social. Una data scelta non a caso, per raccontare un episodio di discriminazione nei confronti di una donna e di una madre, che ha suscitato indignazione soprattutto nel mondo sportivo. In pratica, dopo aver abbandonato la società in cui giocava, il Pordenone Volley, una volta scoperta la propria gravidanza, si è ritrovata nella buca delle lettere una citazione a giudizio spedita dai legali del club. Sulla propria pagina Facebook, la stessa giocatrice ha fatto conoscere, pubblicando gli atti giudiziari, la propria incredibile vicenda. I fatti risalgono al marzo del 2019, quando Lara Lugli, in ottima forma "nonostante" i suoi 38 anni, giocava con successo a Pordenone, in B1. Fu allora che scoprì, del tutto inaspettatamente, di essere incinta: dopo aver avvertito la società, un mese dopo purtroppo subì un aborto spontaneo, ma ormai aveva concluso la stagione, come del resto prevedeva il contratto, sapendo che da lì in avanti non avrebbe più percepito il "rimborso spese".

La società però, non le ha mai versato lo stipendio di febbraio, e per questo la giocatrice, come ha sempre fatto nel corso della sua lunga carriera, si è rivolta ad un avvocato per vedere riconosciuti i propri diritti: "L’ho sempre fatto – conferma l’altleta carpigiana, - per una questione di principio, perché le società pretendono da te il massimo professionismo, anche se formalmente saremmo ‘dilettanti’. Non è certo la prima volta che le società si inventano delle scuse per non riconoscerti quanto dovuto, ma mai mi sarei aspettata una reazione così scomposta, per iscritto, da un avvocato che tra l’altro è donna".

La società ha chiesto i danni alla giocatrice, colpevole di essere rimasta incinta. Motivo: avrebbe violato il contratto, che obbliga le tesserate ad "astenersi da comportamenti che in qualsiasi modo possono essere in contrasto con gli impegni assunti". Si parla di danni. Di che tipo? Economici naturalmente. "La giocatrice – si legge nella citazione – al momento dell’ingaggio ha taciuto l’intenzione di avere dei figli. Quando ha annunciato la propria condizione, la squadra era tra le prime in campionato. Dopo il suo ritiro, nelle successive nove giornate, Pordenone ha realizzato solo 10 punti, finendo a sette punti dalla zona playoff. I cattivi risultati hanno determinato l’allontanamento degli sponsor". Da qui, il conto da pagare.

"La gravidanza non era certo stata una cosa premeditata – chiarisce la Lugli, ancora in campo in questa stagione a Soliera in C, – e quello che è successo dopo è stato terribile, per me, e per il mio compagno, che mi è stato sempre vicinissimo, anche nel momento di decidere di denunciare tutto su Facebook". Una scelta non certo facile: "Ma necessaria, perché sono convinta di aver fatto la cosa giusta, per me, per le ragazze a cui è già successo, e per quelle a cui, mi auguro di no, potrebbe succedere in futuro. L’udienza è prevista a maggio: il mio avvocato non è preoccupato, ed io voglio veder riconoscere i miei diritti, di donna, e di lavoratrice".

Riccardo Cavazzoni