Giovedì 25 Aprile 2024

Lei lo aveva denunciato per stalking L’arresto non è bastato a salvarla

Vanessa, 26 anni, uccisa dall’ex fidanzato a colpi di pistola mentre passeggiava con gli amici al porticciolo di Aci Trezza

di Nino Femiani

Nessuno ora potrà dire che si è trattato di un raptus, di una violenza scatenata da improvviso parossismo. Nessuno ora potrà sostenere che non ci fossero "warning" che spingessero lo Stato a fare di più per impedire l’ennesimo femminicidio. Eppure quattro anni fa, Antonino ‘Tony’ Sciuto, il trentottenne rivenditore d’auto che ha ucciso l’ex fidanzata Vanessa Zappalà, 26 anni, con sei colpi di pistola, aveva fatto "le prove generali" su Facebook, postando, come immagine del profilo, un uomo che punta la pistola alla testa di una donna. Uno scatto macabro e profetico, rimasto a galleggiare nella Rete fino a quando Sciuto non l’ha tradotto in geometrica ferocia. Una foto che faceva il paio anche con una citazione tratta dal film "Scarface": non dimentico nulla, aspetto solo il momento giusto. E Tony Sciuto si sentiva davvero come Tony Montana. Il momento giusto, covando rancore e rabbia, fino al finale tragico sul lungomare di Aci Trezza (Catania), sei colpi sparati a ripetizione per non lasciare scampo alla povera Vanessa. Poi la fuga, braccato dalle forze dell’ordine, e il suicidio in un casolare dello zio nelle campagne di Trecastagni. Sui muri frasi di scusa ai suoi genitori, nessun pentimento per l’omicidio o riferimento alla vittima.

La ragazza, diplomata all’istituto tecnico economico ‘Enrico De Nicola’ di San Giovanni la Punta e impiegata in una panetteria, viveva con la famiglia a Trecastagni, un paese dove si respira lo zolfo e si si sente l’alito dell’Etna. Da tempo aveva interrotto la turbolenta relazione con Tony: dopo anni di convivenza, si era resa conto che quello di Sciuto non era amore, ma ossessione, volontà di possesso e dominio. Lei voleva invece una relazione alla pari, perciò lo aveva mollato. Ma lui non aveva fatto una piega. Aveva iniziato ad appostarsi sotto casa sua, a stalkerizzarla, a minacciarla. Tanto che Vanessa lo aveva denunciato per tenerlo a distanza. Non era bastato: a giugno la ragazza aveva ripetuto l’esposto e stavolta il "fan di Scarface" era stato arrestato dai carabinieri della stazione di Trecastagni, in linea con la Procura di Catania, per atti persecutori. Posto ai domiciliari, era stato scarcerato dal gip che aveva disposto nei suoi confronti la misura cautelare del divieto di avvicinamento. Non avrebbe, dunque, dovuto trovarsi nei luoghi abitualmente frequentati dalla vittima. Un’interdizione di cui Tony si faceva beffe. Continuava a seguirla, a dormire sotto casa sua, a inveire contro di lei e la sua famiglia. Sperava così di piegare Vanessa, ma la ragazza considerava quella una storia ormai chiusa.

"Non puoi mostrare il mare che hai dentro a chi non sa nuotare", aveva scritto a luglio sul suo profilo di Facebook, archiviando ogni residua pretesa di riconciliazione. Per Tony, per la sua morbosa ossessione alimentata dalle prepotenze indossando t-shirt canagliesche, era un altro schiaffo in faccia. Ormai non pensava che alla resa dei conti, a vendicarsi, a farle pagare la sua indipendenza. Il sipario cala la sera di domenica. Vanessa lascia il suo paese con un gruppetto di amici e amiche, va sul litorale di Aci Trezza, località resa famosa da Verga, per bere un drink nei baretti dei lidi affacciati sui Faraglioni dei Ciclopi. È probabile che Sciuto la stia pedinando dal momento in cui è uscita di casa. Verso le due e mezza, dopo aver bevuto l’ultimo spritz al lido "Esagono" e postata l’ultima foto su Instagram, la comitiva si dirige verso il parcheggio sul porto. Tony esce dal buio, come una furia chiede qualcosa a Vanessa, forse di tornare insieme. Quando la ragazza cerca il telefonino per chiamare i carabinieri, il trentottenne tira fuori una pistola e spara per sei volte. Per la giovane donna non c‘è nulla da fare, un colpo le centra la testa, come aveva preannunciato sul social network. Un proiettile colpisce anche un’amica, ferita alla schiena solo leggermente. Il giorno dopo solo rabbia e lacrime. "Tante volte ti inviavo messaggi, ‘Stai attenta Vane, ho paura’ e tu rispondevi ‘Tranquilla non mi fa niente è solo geloso’", scrive l’amica. Una gelosia feroce , un amore malato da cui neppure lo Stato è riuscito a proteggerla.