Martedì 16 Aprile 2024

"Lei era veramente Eccezziunale Teneva testa a Tognazzi e Sordi"

Abatantuono e quell’incontro a Roma: mi scelse per un film e se non fosse stato per Monica, ora farei un altro lavoro

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di Giovanni Bogani

"Monica aveva il carisma, la personalità di chi sa essere originale in qualsiasi momento. Non grazie alla moda: Monica era sempre unica. Le altre potevano imitarla: lei aveva un’originalità innata. Nel modo di parlare, di vestirsi, nella voce, nelle cose che pensava. Nel modo di recitare". L’originalità, l’unicità di Monica Vitti. La prima cosa che viene in mente a Diego Abatantuono, quando lo raggiungiamo al telefono. "Monica è stata la prima attrice a unire intelligenza, ironia, classe e bellezza: la prima a saper essere tragica e comica, a volte persino nello stesso film, persino nella stessa scena, persino nello stesso sguardo". Prosegue Diego: "Poi, nella seconda parte della vita, ha avuto una sfortuna terribile, un contrappasso amarissimo. Lei, che della brillantezza, dell’intelligenza, del guizzo aveva fatto la sua forza, si è trovata a perdere tutto, persino la memoria, persino i ricordi. Il destino che le ha dato tanto, le ha tolto tantissimo".

Ha avuto tutto, e poi il contrario di tutto.

"Io mi sorprendo a pensare a quanti film meravigliosi avrebbe potuto fare nell’ultima parte della sua vita. Resta un rimpianto enorme: non è potuta diventare la nostra Judi Dench, la nostra Vanessa Redgrave o Helen Mirren. Restano, per noi, quei film meravigliosi che tutti conosciamo".

Monica Vitti è stata anche l’attrice che ha scoperto, in un teatro di Roma, un giovane attore che si chiamava Diego Abatantuono.

"Sì. Lo ripeto spesso, io le devo tutto. Avevo appena lasciato Milano, gli amici del cabaret, il Derby, per giocarmi tutto a Roma. Avevo affittato un teatrino in piazza Navona, col coraggio e l’incoscienza dei giovani. Se lo spettacolo fosse andato male, avrei preso la valigia e sarei tornato a Milano, a fare un altro mestiere. Ma Monica si fermò a vedere lo spettacolo. E da lì cambiò la mia vita".

La Vitti la scelse per ’Il tango della gelosia’, come coprotagonista.

"E dovette anche faticare, perché i produttori non mi volevano! Chi era questo sconosciuto? E lei, Monica, poteva benissimo fare a meno di me, e abbandonarmi al mio destino. Eppure lottò per farmi prendere, nel mio primo ruolo di protagonista. Aveva intuito la forza del personaggio del ‘terrunciello’ che cominciavo a rappresentare".

Com’era Monica con lei?

"Sapeva sempre dove era la macchina da presa e aveva un istinto che possiedono solo i grandi attori: un senso della posizione infallibile. Ricordo milioni di risate, durante la lavorazione di quel film. Che andò benissimo: la mia carriera decollò, ne ho fatti altri dieci che hanno incassato come non mai".

Qual è il suo posto nella storia del cinema italiano?

"È stata la più coraggiosa, perché ha saputo attraversare il ponte che nessuno osava percorrere, fra il cinema d’autore e la commedia. Ha fatto i film intellettuali, rarefatti, lirici, magnetici, misteriosi di Michelangelo Antonioni. Ma poi ha saputo perdersi nelle vie della commedia, con coraggio e intelligenza".

Che cosa lascia in eredità alla storia del cinema?

"L’arte difficilissima e delicata di unire commedia brillante e amarezza, di saper far ridere e piangere a un secondo di distanza. È stata l’unica donna capace di tener testa ai mostri sacri Sordi, Tognazzi, Manfredi, e a farsi adorare da registi austeri, severi, carismatici, da Monicelli a Risi, Salce, Steno".

Tempo fa, lei mi disse un’altra cosa su Monica Vitti.

"E la confermo: Monica era bellissima. Per me la più bella di tutte. Non aveva bisogno di spogliarsi né di esibire niente: era, semplicemente, bella di una bellezza vera. Gli occhi magnifici, quella voce rauca che ti incatenava, lo sguardo intelligente, la risata immediata, coinvolgente. E le sue gambe da modella. Non era solo brava, non era solo coraggiosa, non era solo autoironica. Era anche bellissima".

Che cosa vorrebbe dirle, potesse parlarle adesso?

"Grazie. Non finirò mai di esserle grato, per l’intuizione che ha avuto, scegliendomi e cambiandomi la vita".