Legge Zan, il Pd non ci ripensa E il voto può slittare a settembre

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di Ettore Maria Colombo

Il giorno dopo il voto al cardiopalma nell’aula di palazzo Madama, il Pd non cambia linea. A dir il vero, molti senatori e senatrici che avevano espresso dubbi e perplessità su alcuni punti della legge Zan avevano chiesto – anzi, preteso – un’assemblea per discuterne a viso aperto. Era stato invitato anche il segretario, Enrico Letta (foto), alfiere della linea ‘avanti tutta’, ma ha declinato. I dubbi degli scettici, tuttavia, non hanno fatto breccia nella maggioranza del gruppo. Le perplessità sono soprattutto dei senatori cattolici (Stefano Collina e altri), delle senatrici vicini alla sensibilità delle femministe (Valeria Fedeli e Valeria Valente) e, in generale, del pattuglione dei 18 senatori di Base riformista, in testa l’ex capogruppo, Andrea Marcucci. Perplessità ribadite durante la riunione, che è stata abbastanza ‘animata’. Ma non c’è stato niente da fare.

La capogruppo Simona Malpezzi ha annunciato che il Pd al Senato non presenterà emendamenti al ddl Zan, ma solo ordini del giorno "qualificanti", i quali però valgono zero. La linea resta quella di non toccare il testo. Marcucci sostiene da giorni la linea della mediazione come l’unica per ‘salvare’ lo Zan, ma questo vorrebbe dire aprire alle modifiche chieste da Iv, oltre che dal centrodestra. E Letta su questo non sente ragioni. L’offerta della Lega (e pure di Iv) viene ritenuta "insincera" e "una strada impercorribile" da Letta e, nella riunione, dai Giovani Turchi di Verducci e Mirabelli (Area dem) e da Antonio Misiani (Orlando): ritengono che la Lega (e Iv) vogliano solo "affossare la legge". Il senatore, portavoce di Base riformista, Alessandro Alfieri, ricorda che "lo scenario in Senato è complesso" (un modo gentile per dire che si rischia di ‘andare sotto’ come ha dimostrato il voto sulle sospensive), ma alla fine anche per lui si è fatta una "scelta condivisa", nonostante i dubbi.

"Il Pd si attesta su questa linea e non va oltre", fa capire la Malpezzi. Morale, si va ‘a cercar la bella morte’, ammette pure la senatrice Monica Cirinnà – alfiere della comunità Lgbtq – sfottuta da Tommaso Cerno che chiama i dem "i cirinnini". L’unica consolazione è che sarà una ‘bella morte’ a scoppio ritardato. Martedì prossimo scatterà il termine per gli emendamenti e saranno centinaia. Il voto sul ddl Zan slitterà di sicuro a settembre.