Mercoledì 24 Aprile 2024

Legge Zan, avanti per un soffio. Pd all’angolo

Sospensiva respinta per un solo voto (e per gli assenti). Letta è in un vicolo cieco: l’asse Salvini-Renzi deciderà le modifiche del ddl

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di Antonella Coppari

Il disegno di legge Zan ha l’acqua alla gola. Basta una piccola onda per sommergerlo come si è visto ieri sulla richiesta di sospensiva targata Lega-FI, bocciata con un solo voto di scarto (quello dell’ex M5s, Lello Ciampolillo), nonostante l’appoggio di tutti quelli che teoricamente avrebbero dovuto dare una mano, da Iv alle Autonomie. È vero che a Palazzo Madama c’erano 14 grillini assenti, ma c’erano pure 15 del centrodestra che non si sono presentati. E dunque, poteva anche andare peggio. Con questi numeri tutti gli sguardi sono rivolti verso Enrico Letta: vorrà tirare diritto come ha fatto finora senza concedere modifiche, a costo di sfracellarsi nelle numerose votazioni segrete? È la domanda che gli rivolgono nel Pd, dove c’è una vera e propria rivolta. Ufficialmente, a dare voce al gruppo di inquieti è come al solito l’ex presidente dei senatori Marcucci: "Andare avanti con il muro contro muro rischia di favorire soltanto chi non vuole la legge".

Ma a Palazzo Madama i favorevoli a una mediazione, quelli che premono perché il leader si sieda al tavolo e tratti con Salvini e Renzi sono tanti, tra questi spiccano Valeria Fedeli e Valeria Valente che, subito dopo il voto, hanno fatto il diavolo a quattro per ottenere che nella riunione del gruppo convocata oggi alle 11 a Palazzo Giustiniani sulle missioni internazionali si discutesse anche dell’iter del testo sull’omotransfobia. Avrebbero pure voluto che a presiederla fosse il segretario del partito, ma dall’entourage fanno sapere che non andrà. Una decisione che sostanzia la linea rigida che emergeva da ciò che, ieri, diceva agli intimi: "Ogni tentativo di mediazione, oggi peraltro al buio, è fumo negli occhi".

La realtà che Letta è finito in un vicolo cieco. Se tiene duro la legge sarà quasi certamente modificata dall’asse Renzi-Salvini: non a caso, Roberto Calderoli ha preannunciato che dal Carroccio non arriverà la temuta e abituale valanga di emendamenti, saranno pochi, strategici e mirati. "Stavolta – spiega lo stratega parlamentare numero uno leghista – non sarò una mitragliatrice, ma un fucile di precisione, con il binocolo". Segno quasi inequivocabile che l’accordo con Italia viva per intervenire sugli articoli del testo presi di mira (1, 4 e 7) c’è. "Martedì gli emendamenti avranno un nome e cognome: tutti capiranno quali sono e da chi vengono le richieste", fanno trapelare fonti della segreteria. A quel punto, il Pd si troverà nella impensabile condizione di dover bocciare la Zan al voto finale o di dover ingaggiare una nuova estenuante battaglia alla Camera. Ma se invece si piega alla spinta dei senatori ribelli e accetta una mediazione, per Letta la sconfitta sarà clamorosa. Quella strada poteva infatti essere battuta nelle settimane scorse, accogliendo magari una proposta di modifica presentata dallo stesso Pd, quel "piano B" che alcuni esponenti dell’ex maggioranza giallorossa avevano suggerito invano ai colleghi del gruppo democratico. Dai tempi della caduta del governo Conte, nonostante il cambio di segreteria, il Nazareno si è trincerato dietro la linea "o Zan o morte" e a questo punto venirne fuori è quasi impossibile.

Del resto, la pasdaran Monica Cirinnà lo dice chiaramente: "Voglio morire in battaglia, insieme ai gay, ai trans, ai bambini libellula". Ma quando si arriverà al temuto momento della verità resta incerto: martedì scade il termine per la presentazione degli emendamenti. Poi, però, per un paio di settimane il Senato sarà impegnato nella conversione urgente dei decreti in scadenza. Non è quindi sicuro che allo showdown del voto segreto si arrivi prima della pausa estiva e non in settembre.